Economia

Aperture domenicali?
‘Un gioco al massacro’
Sindacato e Sinistra
dicono basta

“Libera la domenica”, anche la città di Crema si mobilita. Dopo l’adesione in massa a Cremona, che ha visto in prima fila anche il vescovo di Cremona, monsignor Dante Lafranconi,  l’iniziativa  promossa da Confesercenti e Federstrade, con il sostegno convinto della Conferenza Episcopale Italiana prende piede anche a Crema.

A lanciare un appello perché i cittadini si rechino in comune a firmare per dar corso alla legge di iniziativa popolare che mira a  far tornare nell’ambito regionale i poteri di decisione sulle aperture domenicali degli esercizi commerciali, è Mario Lottaroli, consigliere della Federazione della sinistra. Già una settantina le firme raccolte in comune, dice Lottaroli, contrario alle aperture domenicali dei negozi della città. Sarà possibile firmare fino ai primi di aprile.

“Ritengo che sia arrivato il momento di interrompere l’insana pratica delle aperture a raffica dei punti vendita. Penso che sarebbe bello tornare alle giornate di festa come momento di incontro sociale per tutti, la condivisione collettiva del tempo liberato dal lavoro. Sarebbe una liberazione per gli addetti alle vendite, donne ed uomini costretti a trascorrere le giornate festive tra scatolette e capi d’abbigliamento, anziché con i propri cari e con gli amici”.

Il via libera all’apertura degli esercizi tutte le domeniche è arrivata con il decreto “Salva Italia” del 1° gennaio 2012 che aveva liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali.

Ma per i commercianti  e la grande distribuzione della città c’è stato qualche vantaggio? “Assolutamente nessuno”. A rispondere è Carla Spelta, segretario della Filcams Cgil. “Non solo non c’è alcun vantaggio ma è un gioco al massacro. Ai commercianti del centro storico non porta nulla, anzi solo spese per l’apertura e per pagare il personale. In termini di guadano l’apertura domenicale è nulla”.

Ancora peggio per quanto riguarda i supermercati della città: “Non c’è nessuno che è contento di questa situazione, ma purtroppo nessuno vuole fare il primo passo e chiudere. La paura è di favorire la concorrenza e per questo, non riuscendo a trovare un accordo tra di loro, restano tutti aperti. E soprattutto le vendite con la domenica aperta non sono aumentate: la gente c’è ma sono pochi quelli che comprano. Vanno, fanno un giro e poi tornano a casa”.

In pratica una possibilità che non va bene a nessuno, ma nessuno ha la forza di interromperla. “I lavoratori sono tutti arrabbiati perchè non hanno più un giorno libero, i piccoli esercizi non reggono più e i centri commerciali non hanno la forza di chiudere. E quando si tratta di discutere i contratti una delle prime cose che ci viene chiesta è quella di ridurre il pagamento per le domeniche e le festività. Siamo di fronte ad una situazione senza precedenti, dove si fatica a fare i contratti, dove una volta si utilizzava il part-time per non licenziare, ora non serve più neppure questo. E di certo le domeniche aperte non aiutano, anzi”, conclude Carla Spelta della Cgil, che specifica, come la battaglia contro queste aperture, il sindacato, Cisl e Uil compresi, la stia portando avanti da tempo.

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