Cronaca

Furti in abitazione:
inchiodata la banda,
recuperata la refurtiva

Ieri sera i carabinieri di Crema, insieme ai colleghi delle stazioni di Bagnolo, Camisano, Pandino e Rivolta, hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria tre cileni: Leonardo Amador E.V., 30 anni, Roberto Javier G.C., 22 anni e Francisco Alejandro H.B., 25 anni, tutti celibi, senza fissa dimora.  I tre sono ritenuti responsabili di ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli e solo il primo anche di guida senza patente. Il terzetto è stato fermato alle 21,30 a Rivolta d’Adda dopo un breve inseguimento. Erano a bordo di una Ford Focus venduta da un’impresa di pompe funebri di Scandicci e risultata intestata ad un pregiudicato calabrese residente a Milano. Durante il tentativo di fuga, uno di loro ha lanciato un involucro, poi recuperato dai militari, finito tra le sterpaglie. All’interno c’erano sette orologi, decine di oggetti preziosi, bigiotteria, una macchina fotografica digitale e una chiavetta internet “Tim”. E’ il bottino di due furti in abitazione messi a segno nella stessa serata ai danni di un’insegnante e di una commessa residenti nel bresciano che oggi hanno sporto denuncia. La perquisizione dell’auto ha consentito anche di sequestrare un grosso cacciavite, guanti, due torce e sei telefoni cellulari facenti parte di un unico stock. La refurtiva, del valore di circa cinquemila euro, è stata restituita alle legittime proprietarie, assenti durante l’intrusione dei malviventi. L’auto è stata sottoposta a sequestro penale ed amministrativo poiché non coperta da assicurazione obbligatoria. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che i tre facciano parte di una associazione per delinquere finalizzata ai furti in abitazione: la loro concomitante recente immigrazione, il loro stato d’incensuratezza in Italia, con precedenti in patria, la capacità di reperire la base logistica, l’auto non a loro direttamente riconducibile, gli arnesi, i telefoni in parte nuovi e non a loro riconducibili, la capacità di muoversi ed individuare gli obiettivi e la possibilità di monetizzare la refurtiva inducono a ritenere che qualcuno abbia finanziato la formazione e l’operatività del gruppo che non ha voluto fornire indicazioni sul domicilio in Italia.

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