Politica

Fuori i partiti dalle banche!

A parole sono tutti d’accordo, visto lo scandalo Mps. Anzi lorsignori lo  dicono, come sempre, “ forte e chiaro”. Naturalmente per il bene del Paese. Scrive Monti  nella sua pagina Facebook: ”Per il bene di tutti dobbiamo tenere i partiti lontani dalla gestione delle banche”. Replica il segretario Bersani:” Sciorbole, sono d’accordo dieci volte. E aggiungo pure:via i banchieri dai partiti”. Morale: al posto del dimissionario Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi, genio del Monte dei Paschi, militante del Pci negli anni Settanta, l’uomo che si è inventato banchiere, è arrivato (prontamente) Antonio Patuelli, due legislature col Partito liberale, già sottosegretario alla Difesa nel governo Ciampi (377 giorni tra il 1993 ed il 1994); un bolognese svelto, capace di intrufolarsi ovunque. E’ pure presidente degli Incamminati, l’Accademia fondata  a Bologna dai Carracci per dare un respiro ed una speranza agli artisti. Sullo slancio Patuelli è pure diventato consigliere dell’Accademia (fiorentina) dei Georgofili.

Le porte delle banche italiane  sono girevoli come quelle degli alberghi di Las Vegas. E registrano passaggi rapidi e pudichi. Ondate di trombati (dei partiti) sciamano per quelle porte, schivi e composti, e si accomodano sulle poltrone delle banche senza un filo di rossore. La banca senese ne aveva per tutti i gusti e tutte le mandibole visto che tra partecipate e controllate ispirava (e ispira)  un centinaio di consigli di amministrazione , ciascuno con almeno cinque membri strapagati. L’elenco dei beneficiati è sterminato. Nella sezione “figli di ” spicca il nome di Aldo Berlinguer, consigliere di Antonveneta, rampollo di Luigi, ex rettore dell’Università di Siena, ex ministro della Pubblica Istruzione, cugino di Enrico e Giovanni. Un cognome, una garanzia. E pure  un tipo tosto il Giggi visto  che a 77 anni ha accettato di fare il candidato del Pd per il Parlamento europeo. Altrochè la panca ai giardini!

Naturalmente adesso che il bubbone senese è scoppiato,  nel governo è partito lo scaricabarile; Monti finge imbarazzo, gli altri non sanno, non hanno le carte. Nel partito di Mussari le capriole sono all’ordine del giorno. Bersani e Fassina si affannano a spiegare che il partito non si è mai occupato di banche ma D’Alema li ha inguaiati sulla Stampa di Torino rivendicando con orgoglio che “il presidente del Monte lo abbiamo cambiato proprio noi”. E poi: ”Noi, è per noi, intendo il Pd di Siena nella persona del sindaco Franco Ceccuzzi. Mussari lo abbiamo cambiato un anno fa, assieme a tutto il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi. Questi sono fatti documentati”. Tombola.

D’accordo, come dice Bersani, “il Pd si occupa di politica, non di banche”. Perfetto. Però  i 16 membri del comitato di indirizzo della Fondazione Mps – che a sua volta controlla la banca – vengono nominati dal “sistema”. Tredici su sedici sono targati Pd (8 li nomina il Comune, 5 la Provincia, uno la Regione). Non solo: l’ex presidente Mussari, nel periodo che va dal 27 febbraio 2002 al 6 febbraio 2012 ha versato a titolo personale nelle casse del partito, il suo partito, qualcosa come 683.500 euro. Un benefattore disinteressato?

Qualcuno ha scritto: ”Peggio delle banche ci sono solamente i banchieri. Molti di costoro infatti sono famosi per due motivi, spesso inscindibili: hanno stipendi e liquidazioni da vertigini, di entità pari a vincite al superenalotto e provocano disastri mostruosi nei bilanci, senza contare le grane per evasioni fiscali”.

Concludendo: non molleranno mai la greppia. Non hanno mollato i tagli agli stipendi (dei parlamentari), non hanno mollato i vitalizi, i rimborsi elettorali. Figurarsi questa manna. E il risultato è sotto gli occhi di tutti:  lorsignori hanno le tasche piene; gli italiani, invece, ne hanno piene le tasche.

Enrico Pirondini

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