Politica

Bersani sarà il prossimo
capo del governo?

Scampato il pericolo della rottamazione – Bersani ha vinto le primarie con un distacco di 20 punti sul giovane sfidante – i “piddinosauri” sono ora impegnati ad addomesticare Matteo Renzi e a dividersi le poltrone che però ancora non hanno. E lo spettacolo è davvero unico, esilarante. Ad urne fumanti è cominciato il mercato persiano. Tempo da perdere non ce n’è. Mici Vendola ha già detto che D’Alema deve andare agli Esteri, Baffino gli ha restituito la cortesia sostenendo che “Vendola sarà ministro”. Quale? Non è specificato ma pare un dettaglio. Tutto fa brodo, una cadrega vale l’altra. E dove le mettiamo le signore in rosso, Rosamunda e la Susanna? Calma, una alla volta.

Detto questo e detto dei dieci miliardi di vecchie lire incassate con le primarie (questo sì che è marketing) è bene ricordare due o tre cose.

1) Adesso Bersani deve andare a vincere le elezioni, cioè entrare effettivamente a Palazzo Chigi. I sondaggi lo danno in testa, tira la stessa aria che nel 1994 accompagnava la gioiosa macchina da guerra di Occhetto. Ma attenzione. All’epoca il cartello dei Progressisti (Pds,Rifondazione comunista, Verdi ed altre formazioni minori, laiche e cattoliche) era certo di vincere. Gli avversari – il Polo delle libertà e del buon governo (Forza Italia,AN, Lega Nord, CCD e radicali), più il “Patto per l’Italia” costituito dal PPI e dai seguaci di Mariotto Segni soprannominato “ballerino di periferia” da Bossi – erano considerati perdenti. Le elezioni le ha poi vinte Il Polo delle libertà e di conseguenza toccò a Berlusconi formare il primo governo. Un governo che segnava una forte rottura con il passato poiché non vedeva la presenza di nessuno dei partiti che avevano fondato la repubblica italiana. Sappiamo poi come è andata. La lega si ritirò ed arrivò il governo tecnico presieduto da Dini. E dove andò Occhetto, “lo Zombi coi baffi” (parole di Cossiga)? Sparito. Questa è la Politica nello Stivale.

2) Mario Monti. E’ in sella dalle cinque del pomeriggio del 16 novembre 2011 e ci ha preso gusto. Gli hanno chiesto: Professore, concederà il bis? E lui, impettito come la Minetti, ha risposto (sobriamente): ”Non lo escludo”. Il bis glielo chiedono in tanti, da Casini a Montezemolo. Anche Riccardi lo vuole. Rigor Montis piace all’establishment mondiale, piace ai banchieri. Non solo. Ha scritto Scalfari: ”La gente si fida di lui ma non delle sue politiche”. Un paradosso. Ha voglia di restare ma non di scendere in campo con una propria lista, perderebbe il suo punto di forza che è la “terzietà”, il suo essere super partes. Mal che vada potrebbe sempre fare il ministro dell’Economia. La Merkel sarebbe d’accordo.

3) Beppe Grillo . E’ l’ostacolo più duro e imprevedibile. Il suo Movimento 5 Stelle potrebbe persino arrivare primo. Lui ha già prenotato 150 deputati a Montecitorio dove oggi, senza rossori, siedono – tra gli altri – 26 onorevoli condannati,  7 indagati e 9 imputati. Grillo sta già marciando su Roma, è l’ipnotizzatore d’Italia. Sa che la gente è delusa, che è stufa marcia di questi teatrini. Il suo sarà anche un programma da comico perché vuole dire addio al PIL (“misuriamo l’economia con la Felicità interna lorda”), licenziare tutti i dirigenti pubblici denunciati e mettere le bici gratis sui treni. Epperò in Sicilia è già primo con il 14,7% dei voti, davanti proprio al Pd (13,5%). E siccome la stragrande maggioranza degli elettori di Grillo proviene da partiti di centro sinistra (analisi dell’Istituto Cattaneo) è meglio non dire gatto finchè non è nel sacco.

Enrico Pirondini

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