Politica

Luoghi di culto, “polemica
non parlare del buon
lavoro di chi amministra”

AGGIORNAMENTO – Prosegue il dibattito tra i pro e contro alla cosiddetta moschea di Crema. Ad entrare nel dibattito è Paolo Valdameri consigliere comunale del Pd, stupito del fatto che nonostante le spiegazioni chiare del sindaco Stefania Bonaldi, i toni della polemica non si siano smorzati, Così come le voci che parlano di un finanziamento pubblico per la realizzazione dell’opera. E non manca una stoccata ad Antonio Agazzi in merito alle sue affermazioni che accusano il sindaco di patti con la comunità islamica «Agazzi forse non ricorda quanto scritto nel suo programma da candidato Sindaco nella scorsa campagna elettorale, dove si legge che “avrebbe tutelato le minoranze”: complimenti per la coerenza, forse adesso, trovandosi all’opposizione, questo slogan non gli è piu utile, oppure, ha già cambiato idea?».

Chiacchiere da bar, secondo Valdameri, portate avanti da hoc da chi prima se ne è lavato le mani non rispondendo alla richiesta dei musulmani per ben due volte, ed ora cerca la polemica per distogliere l’attenzione su quello che l’amministrazione sta facendo. Accuse di sperpero delle risorse, come quella legata alle 3mila euro di Inside/Out, per nascondere  «volutamente la politica di risparmio adottata dal Sindaco sulla macchina comunale ,abolizione dell’ufficio di staff del Sindaco costo circa 200000 euro annui, riduzione del numero degli assessori passato da otto a cinque con una decisa riduzione delle spese.Tutto ciò per distogliere l’attenzione dei cittadini da altri problemi che l’amministrazione sta affrontando, per esempio sul tema del lavoro e sulle famiglie in difficoltà per le quali ha istituito un fondo di 74000 euro».

IL DIBATTITO SUI SOCIAL NETWORK

Intanto il dibattito continua animato anche su Cremaoggi.it e sul Facebook. Ci sarà stato un accordo prima del voto con la Comunità islamica? C’è chi ne è convinto: «in lista con Bonaldi vi era la moglie del responsabile della Comunità Islamica di Crema, non una qualunque cittadina di Religione Mussulmana. Nulla da eccepire sul fatto che si sia candidata, ci mancherebbe!Io ritengo poco verosimile, tuttavia, che – anche alla luce di ciò – nel centro-sinistra non si sia parlato della questione Centro Culturale Arabo prima del voto. Tutto qui. Ai cremaschi, invece, lo si dice solo ora. Prima votami…poi Ti svelo le cose che non ho potuto dirTi prima perchè temevo di perdere consensi. Per me non è molto etico». E chi no: «Una cosa però andrebbe detta chiaramente!! L’amministrazione non è la promotrice di questa cosa, i promotori sono i fedeli mussulmani. Cosa c’entra quindi il fatto che non fosse nel programma? Chi sta facendo spendere inutili energie alla città è chi si oppone ad una cosa che sarebbe naturale concedere a chiunque».

LA POSIZIONE DEL PD

Nel dibattito entra la  coordinatrice del Pd, Teresa Caso, che non ci sta ad ascoltare senza ribattere, le accuse del capogruppo di Servire il cittadino, Antonio Agazzi, in merito alla candidature nelle liste della moglie del responsabile della comunità islamica di Crema. Motivo, secondo Agazzi, per cui ora l’amministrazione darebbe, per una sorta di pegno da pagare, il via libera al luogo di culto per i musulmani.

Teresa Caso, ricorda che la candidata era stata scelta per le sue doti e competenze e non perchè islamica o moglie di. «Naturalmente non ci aspettiamo che chi considera le donne (pardon, le mogli) come pura merce di scambio ci creda. «Naturalmente non ci aspettiamo che chi considera le donne (pardon, le mogli) come pura merce di scambio ci creda», incalza Caso.

Poi la coordinatrice del Pd entra nel merito del luogo di culto ricordando ai più, Agazzi in testa che “gli  islamici, come ogni cittadino o gruppo o organizzazione, hanno diritto di chiedere che a una loro esigenza, a un loro progetto, venga data una risposta. La richiesta è stata presentata da un cittadino di Crema. Il Comune ha il dovere di rispondere, istruendo la pratica e cercando la soluzione migliore possibile. La comunità islamica non chiede un luogo gratuito né risorse pubbliche: la realizzazione sarebbe a sue spese, come è giusto e come hanno fatto altre confessioni religiose. Avrebbero potuto semplicemente affittare o acquistare un luogo, come privati. Hanno scelto di agire alla luce del sole e di concerto con l’amministrazione”.

IL DIBATTITO APERTO DOPO LA PRESA DI POSIZIONE DEL SINDACO

Tanti i contrari, ma non mancano le persone a favore. Ognuno con le sue ragioni come testimoniano anche i numeriossimi commenti, sia sul Cremaoggi.it che sulla nostra pagina Facebook agli articoli e alle lettere pubblicate sulla questione. Solo in riferimento alla presa di posizione del sindaco ecco due differenti posizioni. «A mio parere la polemica c’è esclusivamente perchè c’è di mezzo una Comunità islamica e l’Islam storicamente è avversario della Cristianità e suscita timori, ritornati vivissimi dopo l’11 settembre. Se la richiesta fosse pervenuta dalla Comunità ortodossa -anche se formata da romeni, serbi e russi che spesso sono additati come pericoli all’ordine pubblico ma mai per motivi di carattere religioso- non sarebbe accaduto nulla», scrive Sergio. A lui fa eco Alex che ricorda come per i cittadini le priorità siano altre: «Tristissimo a me pare accusare altri di voler creare polemiche ad arte. Questo argomento è stato tratto dal nulla, visto che non era nel programma elettorale direttamente dal signor sindaco e non da altri, dopodichè se non si può parlare e scrivere dell’argomento ce lo devono dire e lo prenderemo come cosa fatta e decisa. Qua nessuno vuole indire referendum, tocca alla ammnistrazione decidere cosa fare e mi pare che lo stiano facendo, anche contro il parere dei più. Altre sono le priorità dei cittadini, questa la sostanza dei fatti». Solo due esempi che testimoniano l’ampio dibattito in atto in città.

GIOSSI: «DAI MUSULMANI LA COLLABORAZIONE»

Sull’argomento interviene anche Gianluca Giossi, capogruppo del Pd in consiglio comunale. Sperando di smorzare i toni, Giossi ricorda che la comunità islamica non era per nulla obbligata a chiedere il permesso all’amministrazione per trovare un altro spazio più adatto alle esigenze rispetto a quelli utilizzati per anni. «Spazio – speiga Giossi –  che comunque potrebbe rimanere privato, e non necessariamente pubblico, ma per il quale la comunità ha ritenuto comunque opportuno passare attraverso l’amministrazione. Un gesto che va nell’ottica di trovare con l’amministrazione comunale una collaborazione, che va proprio nella direzione di rafforzare e favorire l’integrazione. Di fatto parte dalla comunità la proposta di collaborazione».

«Rispetto alle accuse di non aver accennato della cosa in campagna elettorale, credo francamente che stiamo rasentando il ridicolo. A questo punto avremmo dovuto inserire nel programma tutte le richieste di enti, società, associazioni e quant’altro che avremmo potuto prevedere potessero arrivare negli anni. La questione in merito, oltre a dover essere ridimensionata, dovrebbe essere affrontata con maggior serietà, soprattutto per rispetto della città che, certo, ha altre priorità e non ha bisogno di allarmismi e discussioni francamente inutili», prosegue il capogruppo del Pd, il quale trova inaccettabile l’atteggiamento di quelle minoranze che hanno puntato il dito contro una persona candidata alle scorse elezioni solo ed esclusivamente perchè di religione musulmana. «Questo è un segnale di intolleranza che non può essere accettato, tanto più quando proveniente da chi si erge, a parole, a paladino della democrazia».

«ACCORDO ELETTORALE: CON BONALDI LA MOGLIE DEL RAPPRESENTANTE DELLA COMUNITA’»

Di parere differente Antonio Agazzi, capogruppo di Servire il cittadino. Secondo Agazzi, il tema non è da considerarsi come strettamente amministrativo e urbanistico, ma di ampia valenza politica. «Il tema ha grande valenza politica ed è rivelatore di una diversa visione di città e, più in generale, di società che caratterizza le forze politiche e gli schieramenti», spiega Agazzi, che punta il dito contro la candidata nella lista di Stefania Bonaldi, moglie del responsabile della comunità islamica di Crema. «Difficile credere che non vi fosse un accordo preelettorale e che del Centro Culturale Arabo abbiano parlato solo dopo il voto; non mi aspetto, tuttavia, che lo si ammetta. E’, comunque, agli atti che sia il centro-sinistra, sia la candidata a sindaco non ne hanno mai parlato ai cremaschi prima d’ora. Ho partecipato, con altri, a tanti confronti tra candidati a sindaco, non ho mai sentito sollevare la questione da Stefania Bonaldi. Eppure la campagna elettorale è il momento per eccellenza in cui i progetti dovrebbero essere sottoposti al vaglio di chi è chiamato a scegliere la guida della propria città. Se chi oggi propone l’insediamento a Crema di un Centro Culturale Arabo ha ritenuto di esporre la proposta a risultato elettorale incamerato – un po’ come accaduto al PD sulla questione della soppressione del Tribunale e della Procura della Repubblica di Crema – ciò significa solo, a mio giudizio, che non ha avuto il coraggio di farlo a tempo debito, perchè giudicava il tema spinoso e non portatore di consenso tra i cittadini-elettori.Ci si è ben guardati anche dall’inserire tale obiettivo programmatico nel materiale che il centro-sinistra, diversamente da noi, ha distribuito davanti alle Chiese». Un inganno, per il quale il sindaco dovrà secondo Agazzi rispondere. Sindaco, che nella sua lunga presa di posizioni ha specificato che intende ascoltare i cittadini, che nulla è deciso, ma che i diritti sono alla base del suo programma. Agazzi dice la sua anche sulla scelta del luogo chiedendo all’amministrazione se, dopo aver valutato anche gli eventuali problemi viabilistici, il centro di culto «lo vogliono “integrare” in un contesto residenziale (ipotizzano via Pagliari a Ombriano) o preferiscono in qualche modo relegarlo presso l’area P.I.P. di Santa Maria della Croce, in via Bramante o via Fermi, in un certo senso soddisfacendo la richiesta e onorando quello che per me resta un debito elettorale, ma “ghettizzando” i frequentatori del Centro stesso?». Questa la domanda del capogruppo di Servire il cittadino, che ricordando le polemiche sul crocefisso, e le tante rappresaglie da parte dei fondamentalisti contro i cristiani nel mondo, ricorda che “insediando di città in città Centri Culturali Arabi, mi vien da dire che sappiamo da dove cominciamo ma non dove tutto ciò ci porterà. Ecco perchè la scelta dell’Amministrazione Bonaldi non avrà il mio consenso”.

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