Cronaca

Appello di ReteScuole
e di Nonunodimeno:
sciopero contro le 24 ore

Sciopero contro le 24 ore a scuola. Questo l’appello di ReteScuole e di Nonunodimeno contro la nuova legge di stabilità che aumenterà l’orario di lavoro effettivo a 24 ore settimanali anche nelle medie inferiori e superiori, a parità di stipendio. «Come al solito, non sono chiare le modalità con le quali il decreto sarà attuato: sarà una cattedra completa di 24 ore o si avranno 18 ore di cattedra più 6 ore a disposizione per supplenze e corsi vari a titolo gratuito? Qualcosa si può intuire, visto che in questo modo saranno assorbiti gli spezzoni, cioè le ore residue, in genere fino a 6, che rimangono vacanti dopo le attribuzioni delle cattedre. Dovremmo quindi supporre che per avere una cattedra si dovrebbero trovare 24 ore di insegnamento di una o più materie affini (anche senza abilitazione) in una sola scuola o in più scuole. Se invece le ore saranno fra diversi istituti lontani tra loro, sarà praticamente impossibile riuscire a strutturare un orario normale per i docenti coinvolti», spiegano i rappresentanti di ReteScuole.

ReteScuole sottolineano che, per un mero risparmio, il Governo sottoporrebbe gli insegnanti “ad elevati rischi di turn out e di gravi malattie professionali, perché le 18 ore sono già di per sé pesantissime”. ReteScuole ricorda che in Italia gli insegnanti guadagnano una media di 24mila euro lordi l’anno contro la media europea di 28mila. Ricordano inoltre che il carico settimanale di un insegnante italiano della scuola primaria è di 22 ore (più 2 di programmazione) rispetto alle 19,6 della media Ue. Per la secondaria superiore sono 18 le ore per l’insegnante italiano, 16,3 per la media europea. Nella secondaria inferiore le ore sono le stesse in Italia e nella media Ue: 18.

Per questo ReteScuole invita le organizzazioni sindacali a promuovere  in modo unitario uno sciopero di tutta la categoria e una grande manifestazione nazionale del mondo della scuola per riempire tutte le piazze del Paese insieme con gli studenti, per difendere la scuola pubblica e il diritto allo studio.

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