Paolo Ferrari ci ha lasciati,
il ricordo di un amico soncinese
Il ricordo del soncinese Paolo Ferrari, mancato nei giorni scorsi, nel racconto di Franco Occhio.
«La grande folla che ha accompagnato al Cimitero della sua Soncino Paolo Ferrari testimonia l’affetto e la stima che i soncinesi avevano per l’anziano concittadino che ebbe una vita piena di fatti eccezionali che a volte lasciavano increduli anche si suoi amici più stretti.
Uno di questi è stato l’incontro, dopo 55 anni, con un amico albanese. Paolo Ferrari era un giovane sottotenente nel 1941 quando partecipò alla guerra di annessione dell’Albania. Giunto a Korcia con i suoi soldati, ebbe l’aiuto di un ragazzotto albanese che, comunicando in francese, gli fu di grande aiuto per i rapporti con la popolazione locale ad evitare conflitti sanguinosi. Divennero amici e finita la guerra Paolo tentò in ogni modo di riprendere i contatti con quel giovane studente; ma il partito comunista al potere, impediva agli albanesi ogni contatto con l’estero. Ma in tutti due era rimasto un ottimo ricordo di quel rapporto umano in periodo di guerra ed avevano bene in memoria il nome della persona e della luogo di residenza.
Passano i decenni ed il mondo cambia.
Un istituto scolastico di Brescia instaura rapporti di collaborazione con una scuola albanese ed organizza un viaggio a Korcia per far incontrare gli studenti dei due istituti. E qui incomincia una storia eccezionale che ha dell’incredibile.
Un soncinese residente a Brescia e appassionato di riprese fotografiche viene invitato dall’istituto bresciano a partecipare al viaggio come reporter. Quando la comitiva giunge nella piazza della città, un anziano, sentendo parlare italiano, si avvicina al gruppo e chiede, in un italiano stentato ma comprensibile, da quale città provengano gli studenti. Udendo il nome di Brescia incomincia ad emozionarsi e racconta di aver conosciuto in tempo di guerra, un tenente che abitava in un paese che, guardando le cartine, aveva visto che era vicino. Quando gli sentirono dire il nome di Soncino, i professori chiamarono subito il tecnico delle riprese. Allora l’albanese disse il nome del suo tenente italiano ed ebbe come risposta che Paolo Ferrari era tuttora vivo e vegeto e che lo conosceva bene. L’emozione dell’albanese commosse tutta la comitiva per l’eccezionalità del fatto e gli fu garantito che avrebbero portato i suoi saluti al Tenente. Paolo Ferrati e Skender Pietro Stefanllari iniziarono contatti epistolari che poi portarono anche ad un avventuroso viaggio attraverso la Iugoslavia per un incontro tra i due amici in Albania e ad una successiva breve permanenza dell’albanese a Soncino.
Una così forte amicizia nata in tempo di guerra ben rappresenta la caratteristica dell’animo di Paolo Ferrari e spiega perché tanta gente ha voluto essere presente al suo funerale».
Franco Occhio
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