Nuove Province,
entro un mese la decisione:
a rischio i servizi
Non solo un’unione di territori, ma un grave problema di servizi per i cittadini. Un mese e dieci giorni poi le cosiddette nuove province prenderanno forma. O almeno così dovrebbe essere. Niente spazio per referendum, niente possibilità per i consigli comunali per esprimere un parere, solo il Cal (coordinamento autonomie locali) potrà, anzi dovrà, dire la sua che passerà poi al vaglio delle Regioni e poi del Governo. Il tutto entro la fine del mese di ottobre.
E ai territori cosa resta? Il potere di negoziare, di cercare di portare a casa, in termini di presidi e rappresentanze dei ministeri: questure, comandi dei carabinieri, prefetture, agenzie delle entrate; il più possibile. Una riforma che si ridurrà ad un negoziato, senza altre possibilità per i territori interessati da queste riforme: la Spending Review che ha deciso in termini di numero di abitanti e di ampiezza del territorio, e il decreto Salva Italia, che ha reso le Province enti di secondo livello.
E quest’ultimo provvedimento significa per i comuni un carico di lavoro non sopportabile. Le Province svuotate delle funzioni: restaranno le competenze su edilizia scolastica, territorio e trasporti. Tutto il resto: agricoltura, cultura, sport, polizia locale, protezione civile, istruzione e formazione, politiche del lavoro e quant’altro passeranno ai comuni, impossibilitati a portare avanti questo genere di politiche.
A discutere e confrontarsi di questa revisione territoriale sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, quello di Lodi, Lorenzo Guerini, il vicesindaco di Cremona, Carlo Malvezzi e il primo cittadino di Treviglio, Giuseppe Pezzoni. Tutti d’accordo che questo tipo di riforma non porterà grandi opportunità, anche se l’aver “degradato”le Province ad ente di secondo livello non è ritenuto un male. A “interrogare£ i sindaci il presidente del consiglio comunale Matteo Piloni.
Quale sarà il futuro è ancora incerto, ancora un mese, ma il timore è che l’Upl, (Unione Province Lombarde) riesca a strappare un accordo per la salvaguardia di alcune realtà, finendo per cancellare solo le Province di Cremona e Lodi e quella di Monza Brianza. Per arrivare poi alla rielezione diretta di presidenti e consiglieri, ora non più eletti dai cittadini, ma scelti da sindaci e consigli comunali. Un timore sollevato dal sindaco di Lodi, vice presidente del Cal.
L’unico che non avrà di questi problemi è il sindaco di Treviglio, che, seppur ipotizzando un possibile avvicinamento al Cremasco, è consapevole, come gli altri, che la questione visti i tempi stretti è fuori discussione. E Treviglio come Crema è ora orfano del suo tribunale, sezione distaccata di Bergamo. Con revisione della geografica giudiziaria ora i comuni dovranno fare i conti, e anche i cittadini, che saranno costretti a percorrere chilometri per un certificato. E questo potrebbe essere il futuro anche per quanto riguarda altri servizi: Asl, polizia, carabinieri.
Una partita dura che i sindaci intendono però giocare fino in fondo. Questo quanto emerso dal dibattito chiuso con un fuori programma: la consegna da parte del consigliere regionale, Agostino Alloni a tutti i sindaci di una cartina dell’antica provincia Crema-Lodi, fondata nel 1815, Regalo gradito a Bonaldi e Guerini, meno a Malvezzi contrario alla divisione della Provincia di Cremona.
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