Lega fra orgoglio e autocritica
Castelli in sala degli Ostaggi:
attacchi al governo Monti
e alla gestione del partito:
“Da dove arriva questo Belsito?”
Sopra Tosoni, Mura, Torazzi, Castelli e Longhino (Fotoservizio Giulio Giordano)
Orgoglio e autocritica. Fedeltà a Bossi, lotta al governo Monti, rilancio della questione settentrionale, censura della politica fiscale attuata dall’esecutivo che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie del Nord, contrasto all’Imu che è una tassa truffaldina perché di municipale ha nulla, riproposizione del federalismo fiscale. E la convinzione che la Lega sia finita sotto tiro perché “rompe le scatole”, unica in Parlamento, ai poteri forti. Roberto Castelli, ex Guardasigilli e viceministro delle Infrastrutture dell’ultimo governo Berlusconi, in sala degli Ostaggi parla a braccio. In città per chiudere la campagna elettorale del candidato sindaco Alberto Torazzi, nella mezz’ora buona del suo intervento tocca tutti i temi cari ai leghisti senza eludere i problemi interni deflagrati nelle ultime settimane.
LEGA SOTTO TIRO
“La Lega è sotto tiro – afferma -, vogliono far fuori Bossi. Su questo non ci piove. Il giorno in cui lascerà la Lega me ne andrò anch’io. Non è una questione politica, ma umana. Rompiamo le scatole e abbiamo molti nemici. Però non possiamo essere noi ad armare la loro pistola. Invece è quello che sta accadendo. La Lega ha fatto enormi boiate. Questo Belsito non so proprio dove siamo andati a prenderlo”. Il Senatore non fa sconti e aggiunge raccogliendo applausi non caldissimi: “Ho letto che dietro ci sarebbero i servizi segreti. Lì l’abbiamo messo noi, non i servizi segreti”. Ricorda i “momenti drammatici” dell’assemblea che ha portato alla cacciata di Rosi Mauro e prosegue la sua reprimenda sulla presunta laurea conseguita in Albania da Renzo Bossi: “Fosse vero – osserva -, sarebbe un fatto grave, l’esatto contrario dello spirito padano che vuole le cose conquistate con l’impegno”.
LE ELEZIONI PIU’ DIFFICILI
In attesa che dai congressi esca la “Lega nuova”, Castelli e il Carroccio si preparano ad affrontare “le elezioni più difficili” della loro storia. Difficoltà che non nascono dalle sole questioni interne. È il quadro sociale ed economico del Paese penalizzato, a suo giudizio, dalla politica del governo tecnico di Monti a preoccupare. “I dati – incalza -, sono disastrosi: siamo in recessione, il Pil è calato del 2 percento, la disoccupazione ha raggiunto il livello record del 10 percento, i tagli alla spesa pubblica sono solo nell’ordine dell’1 percento del bilancio dello Stato. Altro che spending review, qui si lavora sul nulla. Sento dire che la soluzione sarebbe la crescita. Un’illusione sostenere che si possa crescere in questa situazione, con una pressione fiscale altissima e con le nostre aziende che negli ultimi anni hanno creato un milione e mezzo di posti di lavoro tutti all’estero”.
DUE STRADE
Smessa la grisaglia di governo, la Lega di lotta torna a battere i sentieri del no alla globalizzazione e no all’Europa dell’euro. “Per uscire dalla situazione drammatica – spinge sull’acceleratore Castelli -, ci sono due strade. La prima: l’Europa, come sta accadendo negli Stati Uniti, si mette in testa che le proprie aziende vanno protette. La seconda: si affonda tutti insieme o si sceglie la secessione”. Scatta l’applauso e vola un: “Bravo Castelli”. “Ma quale bravo – replica il Senatore -. Bravo sarà Grillo a raccontare palle nelle piazze. Io vi dico solo la verità, così come sta. Il mio non è un auspicio politico, ma una semplice analisi”.
TORAZZI: PD E PDL FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
L’intervento del candidato sindaco della Lega precede quello di Castelli. Torazzi ricorda i temi cardine del suo programma e punta l’attenzione sul presunto parallelismo d’azione Pdl-Pd. L’esempio più emblematico? Il Pgt, con la Lega a salvare il salvabile. “Il Pd dice che in questo piano di governo c’è troppo spazio per il cemento – spiega il deputato -. In effetti prevedere una città da 45mila abitanti è da fuori di testa. Peccato, però, che gli stessi volumi fossero già previsti nel Prg della giunta Ceravolo”. Insomma, per Torazzi si tratterebbe di un gioco delle parti. Come sulle partecipate, dove gli accordi sottobanco sarebbero la regola. “Noi soli – rivendica Torazzi – ,abbiamo cercato di contrastare il sistema e la triangolazione Pdl-Pd. Governare con il Pdl qui è stato un calvario, ecco perché in corso d’opera abbiamo lasciato la maggioranza e ora corriamo da soli”. Altro tema forte: la salvezza del Tribunale. Torazzi, Castelli e il senatore Mura è disposto a battersi fino in fondo in sede istituzionale.
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