Chiusa l’inchiesta giudiziaria su “Cronaca”
Chiesta l’archiviazione per tutti i soci
della cooperativa e il giudizio per l’ex amministratore
ma solo per gli anni 2006-2007
Il pubblico ministero Francesco Messina ha comunicato la chiusura delle indagini preliminari sul caso che nel dicembre 2010 ha investito il quotidiano “La Cronaca”, il suo amministratore delegato Massimo Boselli Botturi e sette soci della società Nuova Informazione editrice il quotidiano. Nell’inchiesta erano stati coinvolti anche il commercialista Fabio Galli e Raffaella Storti, in qualità di amministratore di “Radio Onda Verde Srl”.
Il risultato delle indagini – proseguite fino all’autunno 2011 – ha convinto il pm Messina ad un drastico ridimensionamento dell’impianto accusatorio che nel dicembre 2010 era stato portato avanti dal pm Cinzia Piccioni. Messina ha infatti richiesto l’archiviazione per nove degli undici indagati in quanto “gli elementi in atti non sono sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”, e precisamente per Raffaella Storti, Fabio Galli (entrambi erano stati sottoposti agli arresti domiciliari) e sette soci della Cooperativa che editava il Quotidiano “La Cronaca di Cremona e Piacenza” fra i quali l’ex presidente Alberto Federici e il consigliere ed ex direttore del giornale Mario Silla. Lo stesso pm, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, conferma che l’amministratore delegato Massimo Boselli Botturi rimane indagato per il solo reato di truffa ai danni dello Stato in quanto negli anni 2006 e 2007 avrebbe indebitamente fatto percepire contributi pubblici sia alla Cooperativa Nuova Informazione che alla Cooperativa Servizi Editoriali Padani, editrice di un periodico in provincia di Reggio Emilia. Sono invece scomparse dall’inchiesta tutte le altre accuse a cominciare dalle false fatturazioni per gonfiare i costi della Cooperativa Nuova Informazione al fine di beneficiare di maggiori contributi pubblici, l’utilizzo e la divisione tra i soci di fondi pubblici per l’acquisto della sede di via Gramsci 6 a Cremona, l’indebito utilizzo di fondi pubblici dell’Editoria per fini privati. Con la richiesta di archiviazione dell’amministratore unico di Radio Onda Verde Srl, Raffaella Storti, per il pubblico ministero Messina – così come già aveva a suo tempo deciso il Tribunale del Riesame di Brescia – non vi sono elementi per sostenere nei confronti dell’emittente radiofonica e del suo rappresentante legale le accuse di truffa ai danni dello Stato e di maggiorazione dei costi con false fatture per ottenere un maggiore contributo pubblico. E infatti il magistrato ne ha chiesto l’archiviazione.
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