Mobilitazione di Rete Scuole Crema
Una raccolta di firme per dire no
ai concorsi d’Istituto proposti
dalla Regione Lombardia
Nella foto Massimo Lori, Claudio Patrini, Victoria Tarenzi
Parte la mobilitazione di Rete Scuole Crema, per dire no all’ipotesi diventata un progetto di legge regionale, inteso a sperimentare forme di reclutamento diretto dei docenti, che sta preoccupando e non poco, l’universo della precarietà che siede dietro ad una cattedra.
RETE SCUOLE TRASVERSALE A PARTITI E SINDACATI
Claudio Patrini nell’introdurre la conferenza stampa ha voluto ribadire la natura di Rete Scuole, che si pone come strumento trasversale a partiti e sindacati, ma che vuole continuare a fare controinformazione.
Già fatto in passato, lo aveva fatto, dalle riforme Moratti e Gelmini, all’attenzione verso le problematiche degli alunni diversamente abili, ed ora, l’argomento è questo progetto di legge regionale che vede in prima fila, il neo assessore all’Istruzione Valentina Aprea.
AD OGNI SCUOLA IL SUO CONCORSO
Quello che preoccupa Rete Scuole è la modifica introdotte all’articolo 8 della legge regionale 19/2007, laddove, dice Massimo Lori, si introduce la possibilità per ogni singola scuola di assumere direttamente: “Si legge nel teso – dice Lori – che si consente alle scuole statali di reclutare il personale docente con un concorso di istituto, che realizza l’incrocio diretto fra domanda e offerta”.
Un provvedimento che se dovesse vedere la luce, secondo Lori, prefigurerebbe violazioni di norme costituzionali, aprendo le porte a fenomeni di clientelismo e discriminazione.
LA CHIAMATA DEI DOCENTI
Oggi il sistema farraginoso di convocazione dei supplenti, che assicurano l’istruzione pubblica in Italia è basato su un sistema di scatole cinesi, rappresentato dalle graduatorie ad esaurimento su base provinciale, per i docenti in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento e da quelle d’istituto per gli altri.
Il nuovo sistema, introdurrebbe la sperimentazione di una metodologia, della quale poco si sa, in ordine ai criteri e alla concreta realizzazione.
TANTI TITOLI, MA SEMPRE PRECARI
Victoria Tarenzi docente precaria, con alle spalle dottorato di ricerca, master all’estero e scuola di specializzazione per l’insegnamento, si è soffermata sul linguaggio utilizzato nella proposta di legge regionale, e sul significato della parola libertà, che in questo contesto, andrebbe intesa come “liberta della scuola di scegliere gli insegnanti e non di libertà dell’insegnamento”.
PROGETTO DI LEGGE FUMOSO
Nelle conclusioni Claudio Patrini ha posto l’evidenza sull’indeterminatezza del progetto di legge, sollevando dubbi sulla parte attuativa.
“Non solo lo contrastiamo – ha concluso Patrini, presentando la raccolta di firme – ma chiediamo alla regione e agli uffici scolastici territoriali, che dal prossimo anno, vengano istituiti scuole polo, dove con chiarezza e trasparenza, si possa procedere all’assegnazione degli incarichi”.
Ilario Grazioso
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