Processo Cecchettin, I Care We
Care: "Esclusi dalla parte civile"
Avevano chiesto di costituirsi parte civile nel processo a Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, ma da parte del giudice è arrivato un convinto “no”. Grande quindi la delusione da parte delle associazioni che si occupano di violenza, tra cui I care we care, che ha sede legale a Cremona, e che negli ultimi mesi aveva raccolto fondi proprio allo scopo di prendere parte al procedimento.
“Abbiamo deciso di costituirci parte civile perché la nostra la nostra associazione si occupa di attività di sensibilizzazione, allo scopo di portare una nuova cultura della non violenza” spiega la presidente, l’avvocato cremonese Stella Abbamonte. “L’azione che svolgiamo è a 360 gradi. Facciamo delle attività per le scuole, in quanto siamo convinti che sia fondamentale partire dai nostri ragazzi, ma anche attività per enti professionali, per enti pubblici e privati. Ovviamente, essendo un’associazione che è nata come associazione di avvocati, non possiamo prescindere anche da ciò che riguarda più propriamente il nostro lavoro. Proprio per questo abbiamo scelto di costituirci parte civile nel processo. Così come ci siamo costituiti parte civile in altri processi meno noti per femminicidi”.
Anche per questo, la decisione del magistrato di escludere sia le associazioni sia i Comuni che avevano chiesto di potersi costituire, ha stupito e lasciato l’amaro in bocca. “Ci siamo rimasti male, perché riteniamo che noi tutti fossimo lì con l’unico scopo di salvaguardare dei diritti, che sono i diritti delle donne, soprattutto quelle che subiscono maltrattamenti”.
Ma soprattutto, ad aver creato scalpore, è stata “l’insinuazione fatta dalla procura che questa Costituzione fosse finalizzata a salire sul carro mediatico” continua Abbamonte. “Questo ci fa male, perché la nostra associazione, come anche le altre, agisce molto spesso nel silenzio. Ci siamo già costituiti in processi meno noti, di cui non si parla perché non sono diventati eventi mediatici. E l’abbiamo fatto proprio per tutelare un diritto, per essere al fianco delle vittime, certo non per farci una pubblicità di cui non abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di azioni concrete. Anche perché il fenomeno della violenza è ancora molto diffuso”.
E in effetti, il problema dei femminicidi è ancora all’ordine del giorno: “Non sono fenomeni in calo, anzi. E quando andiamo nelle scuole, comprendiamo quanto sia importante il lavoro di sensibilizzazione, perché se crediamo che certi aspetti culturali siano ormai assodati dai nostri ragazzi, vediamo che purtroppo non è così” conclude Abbamonte. “Sono ancora fortemente radicati stereotipi e pregiudizi che portano poi ad accettare o mettere in atto fenomeni di violenza, talvolta con poca consapevolezza. Ed è pertanto importante continuare, oggi più che mai, in questo lavoro di diffusione, di contrasto, di sensibilizzazione” conclude la presidente di I Care We Care.
Laura Bosio