Cronaca

Peste Suina, Ats aumenta controlli
Traldi: "Situazione in evoluzione"

Il dottor Traldi

Continua a preoccupare la situazione della Peste Suina Africana: proprio ieri è stato individuato un nuovo focolaio in Piemonte, segno che l’epidemia non sta ancora frenando la sua corsa. “Attualmente ci sono 19 focolai in Lombardia, 6 in Piemonte e uno in Emilia Romagna” illustra Vincenzo Traldi, direttore del Dipartimento Veterinario di Ats Valpadana. “Si tratta di una situazione in continua evoluzione”.

Una situazione che preoccupa le autorità sanitarie, così come gli allevatori, in quanto si profila il rischio di un allargamento della zona di restrizione a una fetta importante del nostro territorio. “La sensazione è che la Commissione Europea nei prossimi giorni possa pubblicare un regolamento che modifichi il 594 e che, di fatto, aggiunga una fetta di Comuni del territorio Cremonese e Cremasco tra quelli che rientrano in zona di restrizione 1” sottolinea il veterinario. Gli allevamenti coinvolti da questa potrebbero essere 60-70, sui 320 complessivi presenti in provincia di Cremona (contando solo quelli di grandi dimensioni).

Molti gli interventi che vengono messi in campo dalle autorità sanitarie per arginare il contagio. “Portiamo avanti un’attività di controllo negli allevamenti di suini, verificando tutti i casi in cui dagli allevatori ci viene segnalata una mortalità anomala. Inoltre facciamo verifiche sulla rispondenza alle misure di biosicurezza che gli allevamenti devono avere. Inoltre, sul territorio abbiamo numerosi impianti di macellazione industriale, che stanno lavorando anche per le zone di restrizione, e vi sono controlli specifici da effettuare”.

Sebbene finora non siano stati riscontrati casi sospetti sul territorio, la preoccupazione resta alta, tanto che sono state avviate proprio in questi giorni nuove misure per il controllo degli animali selvatici: “Abbiamo recentemente attivato un servizio esterno di ricerca delle carcasse di cinghiale morto nei territori che rientrano in zona di restrizione 1, ossia Crotta d’Adda e Pizzighettone. Gli addetti effettuano una perlustrazione accurata delle aree in cui è più probabile che il cinghiale si muova, per individuare eventuali carcasse. Qualora se ne trovassero, verranno campionate, per verificare l’eventuale presenza di Psa”.

Tuttavia, se si allargherà la zona di restrizione vi sarebbero ulteriori provvedimenti aggiuntivi; “Questo fatto implicherebbe per noi un ulteriore lavoro di controllo sugli allevamenti che risiedono in questo territori. Si tratta di effettuare un controllo a tappeto sugli allevamenti, ogni settimana, andando a testare tutti gli animali morti”.

LaBos

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