Cronaca

Lavoro non autorizzato in Municipio
a Cumignano. Ora deve risarcire

La donna era invece regolarmente assunta dal Comune di Trigolo

Trigolo

Aveva lavorato per cinque anni nel Comune di Cumignano sul Naviglio senza autorizzazione, e così Raffaella è stata condannata a risarcire come danno erariale oltre 66.000 euro. A scoprire il doppio impiego è stato il Comune di Trigolo, dove Raffaella era assunta come responsabile del servizio finanziario e ufficio di ragioneria. Licenziata “per giusta causa”. La donna prestava regolare servizio in altri due Comuni cremaschi, Salvirola e Ripalta Arpina, a seconda delle necessità, vista la collaborazione che si era instaurata tra le varie amministrazioni.

Non così per il Comune di Cumignano sul Naviglio: la donna, venuta a conoscenza che l’amministrazione era alla ricerca di una figura part time con le sue stesse caratteristiche, si era firmata da sola l’autorizzazione a prestare la propria collaborazione, senza mettere al corrente il sindaco della passata amministrazione di Trigolo, Christian Sacchetti.

Il lavoro a Cumignano sul Naviglio, Raffaella lo aveva svolto dal 2014 al 2019, fino a quando il Municipio di Trigolo aveva scoperto l’irregolarità. Dopo un’indagine interna, nel giugno del 2019 la donna era stata licenziata e in seguito condannata. L’impiegata, però, convinta delle sue ragioni e di essere in assoluta buona fede, ha fatto ricorso, ma la Corte dei Conti le ha dato torto, convalidando il licenziamento e condannando la ormai ex dipendente a restituire 66.592 euro percepiti in modo non regolare come danno erariale. Raffaella dovrà rifondere anche le spese legali.

Secondo il Collegio, “vanno valorizzate le risultanze del processo civile di impugnazione del
licenziamento disciplinare” tenutosi a Cremona, la cui sentenza, emessa il 14 dicembre 2022, è passata in giudicato. “Detta sentenza ha ritenuto documentalmente provato che la protocollazione delle richieste di autorizzazione allo svolgimento dell’incarico provenienti dal Comune di Cumignano e dei relativi nullaosta del Comune di Trigolo fosse avvenuta, reiteratamente negli anni, ad opera della stessa attrice e con modalità fortemente anomale. Per il 2016 la richiesta di autorizzazione allo svolgimento dell’incarico venne trasmessa dal Comune di Cumignano all’indirizzo di posta elettronica personale della dipendente, anziché a quello del Comune di Trigolo, e questa non allegò mai al protocollo le richieste di autorizzazione allo svolgimento dell’incarico e i relativi nullaosta”.

“E ravvisabile”, scrivono i giudici della Corte dei Conti, “il requisito del dolo, nel senso di una precisa e diretta volontà dell’evento dannoso, non potendosi certo sostenere, come vorrebbe la difesa, la rilevanza giuridica, in funzione sanante, della eventuale conoscenza dell’incarico da parte dell’amministrazione acquisita aliunde, in quanto circostanza di fatto estranea al procedimento di formazione dell’autorizzazione”.

Sara Pizzorni

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