Politica

Acqua, pur di non finire sotto ai voti
la maggioranza approva
un ordine del giorno
a favore della gestione pubblica

Il trionfo del politichese. Quando, pur di non finire sotto in consiglio provinciale, si sconfessa a parole la linea del presidente della Provincia. Che sulla vicenda della società mista per l’acqua si assume la responsabilità “di non aver fatto il gioco con i partiti” e incassa un ordine del giorno che va nella direzione opposta a quella fin qui portata avanti a fatica.
L’ordine del giorno, presentato da cinque consiglieri provinciali della Lega su otto (i 5 dell’area cremasca) è stato approvato oggi all’unanimità dal consiglio. La prima parte delle premesse fotografa la situazione attuale. In primo luogo si afferma che “E’ inequivocabilmente chiaro che, attraverso la votazione referendaria, la maggioranza dei cittadini abbia inteso esprimere la propria preferenza per una incisiva presenza pubblica nel sistema di accesso ed utilizzo del bene primario dell’acqua. Tale vincolo morale di presenza sostanziale è chiaramente assolto tramite la proprietà pubblica delle reti del servizio idrico, fognario e di depurazione e tramite l’individuazione di un modello gestionale che concretizzi un effettivo controllo pubblico sulla gestione”.
Seconda constatazione: “Nella conferenza del 12/12/2011 è stato richiesto dalla quasi totalità dei sindaci (102 su 103) di provvedere al ritiro del piano d’ambito per il servizio idrico integrato e di apportare le necessarie modifiche”.
Questo Consiglio – così al terzo punto – riconosce il valore politico ed istituzionale della conferenza dei sindaci”.
E’ al quarto punto che, lasciando la mera constatazione del dato di fatto, l’ordine del giorno si smarca a tutti gli effetti dalla linea portata avanti – e rivendicata ancora oggi in consiglio – dal presidente Salini. “Si ribadisce il proprio sì alla gestione pubblica – si legge nell’ordine del giorno -, preferendo la gestione in house (società a capitale pubblico controllata dal pubblico) alla partecipazione dei privati o delle multinazionali europee e vuole altresì garantire ai cittadini una gestione efficiente dei servizi, economica e di qualità, consentendo la crescita delle nostre imprese al fine di renderle competitive sul mercato europeo e internazionale”.
Alla luce di queste premesse, l’atto impegna il presidente e la giunta “a porre in essere ulteriori attività di approfondimento destinate ai sindaci, per consentire loro di arrivare, in tempi brevi, ad una decisione consapevole sul tema della gestione dell’acqua”.

La giunta provinciale

LA SEDUTA – La stesura del testo è costata quasi una giornata di lavoro ai leghisti cremaschi, un numero imprecisabile di abboccamenti tra consiglieri delle forze di maggioranza e tra consiglieri e assessori, e la rottura del gruppo della Lega. Per arrivare all’approvazione si è resa invece necessaria una pausa di quasi mezz’ora della seduta e lo spauracchio di finire sotto al voto. Tanto che, pur di non essere battuto ai voti, il centrodestra si è ricompattato e ha deciso di sostenere l’ordine del giorno leghista appigliandosi al fatto che il documento si limita ad esporre una tesi senza dare (naturalmente) indicazioni ai sindaci.

Il lungo cammino del documento leghista è cominciato alle 10, ad inizio seduta, su impulso dei consiglieri leghisti dell’area cremasca. A metà pomeriggio l’amara realtà: la Lega si spacca e presenta due ordini del giorno. Quello ‘cremasco’ a firma Franco MazzoccoFilippo BarbatiFrancesco ChiodaPiergiacomo BonaventiAdriano Ceccato, e quello ‘cremonese’, a firma Giacomo ZanisiManuel GelminiFabrizio Degani. Questo secondo documento è decisamente soft: si limita a constatare la richiesta di 102 sindaci per il ritiro della proposta di società mista, riconosce il valore “politico e istituzionale della conferenza dei sindaci” e impegna la giunta a “porre in essere ulteriori attività di approfondimento” con i sindaci “attivando un percorso più condiviso sul tema della gestione dell’acqua”.
In scaletta, sullo stesso tema, ci sono anche una mozione del Pd (simile a quella soft della Lega), una dell’Udc per introdurre il quoziente famigliare nella determinazione delle tariffe dell’acqua, una mozione di Clarita Milesi (Idv) e l’interrogazione di Giuseppe Torchio a proposito di indiscrezioni riguardo funzionari di Gdf-Suez che, in vista della parziale privatizzazione, si direbbero disponibili ad estendere i loro contratti.
Da quest’ultima si parte, con la risposta di Massimiliano Salini. Il contenuto dell’interrogazione di Torchio, dice il presidente, sarebbe “gravissimo e inaccettabile” se le voci rispondessero al vero. Al tempo stesso, se vere, denoterebbero scarsa conoscenza in materia da parte del commerciale della multinazionale, dal momento che “il gestore idrico non viene scelto dall’utente” ma dall’ente pubblico attraverso un percorso ad evidenza pubblica. “Mi risulta davvero difficile pensare – osserva Salini – che qualcuno possa andare in giro a dire quello che si dice nell’interrogazione. Se così fosse, è gravissimo”. Da qui, in crescendo, lo sfogo sulla vicenda acqua. Il percorso intrapreso, ricorda, “è di competenza delle Province, che hanno il dovere di non prescindere dai sindaci”. E’ però “altrettanto evidente che nell’assemblea del 12 i sindaci non hanno respinto il modello proposto dall’Ato. Se all’assemblea del 16 dicembre molti hanno ritenuto di non partecipare, è proprio perché il 12 non è stata respinta la proposta”.
Dopo aver assicurato che i sindaci si riuniranno ancora sull’argomento, Salini ha precisato che “il sottoscritto non considera la proposta dell’Ufficio d’Ambito come una proposta chiusa”. “Il sottoscritto è andato sui territori – ha proseguito scaldandosi – per fare i conti (dei costi del servizio idrico; ndr), carta per carta. Ho raccolto le preoccupazioni dei sindaci e ho visto al contempo, nei luoghi dove si lavora, non dove si fanno chiacchiere, cosa vuol dire il rammarico nel vedere un piano d’ambito indietro dell’80%”.
“Io mi assumo la responsabilità di non aver fatto il gioco con i partiti – ha detto tornando ai recenti sviluppi -, ma altri si assumano la responsabilità di aver alzato i toni. Chiedo rispetto per chi lavora e per quei sindaci che sanno benissimo che parte del loro piano d’ambito non potrà essere realizzato”. “Io non ho bisogno della politica per stare nel mondo – ha concluso -, chiedo di essere valutato alla fine, ma innanzitutto sul contenuto specifico delle proposte che si fanno”.
Quanto alla sua, di proposta, il presidente ha chiosato: “Non vedo l’ora che qualcuno proponga un modello alternativo al mio. Ma che sia altrettanto sostenibile”.
Dura la replica del consigliere Massimo Araldi (Api) allo sfogo presidenziale: “Caro presidente, è inutile che sputi sul consenso dei sindaci. Hai bisogno del consenso dei sindaci e te lo devi guadagnare e meritare”.
Al consigliere Chioda il compito di illustrare l’ordine del giorno della Lega cremasca. “Cosa c’è di male nel dire che in via preventiva si prferisce la gestione pubblica? Non si obbliga niente e nessuno”.
E’ stato a quel punto che, se il centrosinistra ha capito di avere i numeri per mandare sotto la maggioranza, il centrodestra ha realizzato la stessa cosa e ha improvvisato la ‘exit strategy’. E mentre Andrea Virgilio (Pd) annunciava il ritiro del suo ordine del giorno dicendo di riconoscersi in quello della Lega (e con lui l’Idv), il capogruppo del Pdl, Maurizio Borghetti ha chiesto la sospensione della seduta.
Concessi cinque minuti di stop, consiglieri del centrodestra e assessori leghisti si son chiusi con il presidente in sala riunioni per uscirne quasi mezz’ora più tardi con una proposta di emendamento (l’inserimento di un ‘pur’ prima di “preferendo la gestione in house…”) respinta dall’opposizione.
A quel punto, il piano ‘B’: il centrodestra si è detto disposto a convergere sull’ordine del giorno della Lega cremasca così com’era. Zanisi, uno dei tre consiglieri leghisti che non hanno aderito alla linea cremasca, ha ritirato l’ordine del giorno ‘soft’ e se n’è andato seguito da Degani. Il terzo consigliere leghista non cremasco, Gelmini, si è sentito in dovere di fare ammenda: “E’ dalle 10 che si lavora su questo testo. Invito a non andare avanti (sulla proposta per l’acqua; ndr) con il sistema del silenzio assenso: è già successo una volta e sono saltate fuori tangenti. Voterò secondo coscienza e mi scuso con i cittadini per la pessima figura che la Lega Nord sta facendo”.
Messi ai voti, gli ordini del giorno dell’Udc e della Lega cremasca sono stati approvati all’unanimità.
Salini, per precedenti impegni, ha nel frattempo lasciato l’aula.
Fulminante il saluto-commento di Araldi alla presidenza del consiglio: “Presidente, il panettone sì, ma la colomba…”.

 

f.c.

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