Cronaca

Vent'anni di cure palliative
a Crema, il convegno

“Dobbiamo integrare la morte nella vita per sentire la vita fino in fondo. Dobbiamo farlo in un momento complesso, dove la morte e la guerra si sono palesate in tutta la loro forza. Le cure palliative sono e saranno sempre paradigma di cura, terreno prezioso, traccia da seguire. Aiutano a focalizzare l’attenzione sulla relazione, che è speranza”.
In un momento in cui le persone si trovano a vivere una condizione di fragilità assume rilevanza il tema “della ricapitolazione, della memoria, ma anche di un corpo che comunque sente, vive”. “Le cure palliative devono esserci per riconsegnare il valore della vita”.

Si riassume nell’intervento del docente universitario dell’Università di Bergamo Ivo Lizzola, il senso di un impegno, quello delle cure palliative cremasche, che dura da vent’anni.

In occasione del primo ventennale, l’unità operativa diretta da Sergio Defendi ha colto l’occasione per tracciare un bilancio attraverso un convegno in sala Polenghi, moderato da Laura Rigotti. O meglio, è stata l’occasione per lasciare parlare storie di vita, solidarietà, raccontate dalla bocca dei vari attori che in questi anni hanno dato corpo a questa realtà. Nate dall’idea di Luciano Orsi e per volontà dell’allora direttore generale Diego Maltagliati, “nel tempo hanno accolto persone, storie e famiglie”. Si sono rafforzate, grazie all’importante attività di volontariato delle associazioni e la creazione di una fitta rete territoriale. “Anche il futuro – ha detto Defendi in apertura – passa da lì. Dal territorio. Dal desiderio di prendersi cura insieme, unendo forze e saperi”.

Plauso all’attività delle cure palliative da tutte le autorità presenti: dal direttore generale di Asst Crema Ida Ramponi, al direttore socio sanitario di Ats della ValPadana Carolina Maffezzoni, passando per il vescovo di Crema Daniele Gianotti fino al vicesindaco Cinzia Fontana e alla presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi Bianca Baruelli. Ciascuno non ha mancato di sottolineare l’umanità riposta nella cura dei pazienti e dei familiari, ma anche la bellezza di condividere un percorso che fa del territorio e del fare rete i suoi baluardi principali. In questo, è bene dirlo alla luce della più recente riforma sanitaria, le cure palliative sono state pioniere.

Nonostante la strada da fare del punto di vista culturale resti ancora tanta, “tanta, oltre il paternalismo medico, ne è stata fatta”. Sorta come equipe operante al domicilio, quella cremasca “è divenuta nel tempo un riferimento tanto per i pazienti, quanto per i familiari”. Successiva è stata la collaborazione con la Fondazione Benefattori Cremaschi, che gestisce l’hospice.

“Nei nostri intenti – spiega Maltagliati – era un modo per far vivere alle persone malate e alle relative famiglie l’ambiente domestico, lontano dalla dimensione ospedaliera”.
Oggi la realtà cremasca si occupa di circa 400 persone l’anno, per il 75 per cento malate oncologiche, ma il trattamento viene proposto anche a malati non oncologici, per lo più anziani fragili. L’invecchiamento della popolazione faciliterà nei prossimi anni l’attivazione delle cure palliative. Come hanno sottolineato, tanto il primario della medicina Giovanni Viganò, quanto il primario di oncologia, Gianluca Tomasello, da questo punto di vista sarà fondamentale la crescente integrazione tra specialisti e palliativisti per una presa in carico puntuale e personalizzata.

Fondamentale anche il coinvolgimento dei medici di medicina generale, delle Rsa e degli assistenti sociali, esigenza ben rappresentata dagli
interventi di Piera Bertoglio, direttore sanitario Rsa Vezzoli, il medico di base Fabio Calvi e l’assistente sociale di Asst Crema Mara Canciani. Non secondaria la collaborazione, ormai storica, con la Fondazione Floriani e l’associazione Alfio Privitera, né l’esperienza di un caregiver, raccontata da Bianca Magni.

Il futuro, insomma, vista anche la sfida posta dalla più recente riforma sanitaria, si gioca insieme sul territorio, “con l’obiettivo – chiosa il direttore socio sanitario Diego Maltagliati – di rendere concreta l’integrazione socio sanitaria, a partire dall’idea che questa Asst non possa prescindere dal contesto sul quale insiste”. A Patrizia Borsellino, presidente del comitato etico di fine vita e ordinario di filosofia del diritto all’università Bicocca, il compito di tirare le fila. Ringraziamenti da Sergio Defendi sono giunti anche agli alunni del liceo artistico che hanno realizzato alcune opere donate ai relatori e agli studenti di sala bar del Cr forma per il buffet. La giornata si è chiusa sulle note del coro multietnico internazionale di Crema.

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