Cronaca

Omicidio Senatore: chiesto il
rinvio a giudizio di Mauro Mutigli

L'udienza preliminare nei confronti di Mutigli
è fissata al prossimo 19 giugno. L'operaio deve
rispondere di omicidio e di tentato omicidio
Non contestati i futili motivi

Da sinistra Mutigli, il bar teatro dell'omicidio e Senatore

La procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio di Mauro Mutigli, 39 anni, operaio di Castelleone accusato del delitto di Giovanni Senatore, il 40enne assassinato davanti al bar Meteora la sera del 10 agosto dell’anno scorso in paese al culmine di una lite. L’udienza preliminare nei confronti di Mutigli, che è in carcere, è stata fissata al prossimo 19 giugno. Il 39enne è assistito dagli avvocati Consuelo Beber e Marco Soldi. A Mutigli è stata aggiunta l’accusa del porto d’arma, un coltello da cucina di ceramica con una lama lunga 18 centimetri, mentre non è più contestata l’aggravante dei futili motivi. “Le indagini della difesa”, ha spiegato in merito l’avvocato Beber, “hanno contribuito a chiarire il contesto in cui è avvenuto l’omicidio”. Secondo i risultati degli accertamenti autoptici, la vittima, deceduta per shock emorragico, è stata accoltellata sette volte, di cui una mortale.

L’avvocato Beber

E’ ormai certo, come hanno precisato i legali della difesa, che era stato Senatore il primo a provocare e a menare le mani, scatenando la reazione di Mutigli, che si era allontanato, era uscito a prendere il coltello custodito nel suo monopattino elettrico ed era rientrato per sferrare i colpi al rivale. Il 39enne deve anche rispondere del ferimento di Alessandro Ferrari, l’amico di Senatore che nel tentativo di prendere le parti della vittima era finito in ospedale con quattro coltellate. A Mutigli, per il ferimento di Ferrari, è contestato il tentato omicidio. In merito a questa accusa i legali della difesa hanno depositato una perizia che contesta i risultati degli accertamenti autoptici svolti da Chen Yao, il medico legale di Pavia messo in campo dalla procura.

Da chiarire i motivi che avevano portato i due uomini, che si conoscevano, ad una lite così violenta, tanto da sfociare in un omicidio e al ferimento di Ferrari. Figura chiave, per la difesa, sarebbe proprio quella di Alessandro Ferrari. I motivi del contendere, infatti, non sarebbero stati tra Mutigli e Senatore, ma tra Mutigli e Ferrari, con il quale ci sarebbero stati sentimenti di astio. Lo si evince dalle analisi dei telefonini da cui emerge che Mutigli non voleva che Ferrari, che frequentava la sua ex compagna, vedesse i suoi figli. Mutigli e Senatore, al contrario, non si erano mai messaggiati, nè parlati al telefono. Esiste solo una telefonata persa, il 7 agosto, fatta da Senatore a Mutigli. Ci sono poi messaggi inviati a ridosso del giorno dell’omicidio in cui il presunto omicida parla con un amico e gli dice di aver ricevuto minacce da parte di Senatore, che gli intima di andarsene da Castelleone.

Per quanto riguarda invece gli esami tossicologici, è stato appurato che nel corpo di Senatore c’era solo alcol, mentre Mutigli aveva assunto cannabinoidi. Il 39enne lo aveva già dichiarato. Per Ferrari, invece, ci si è potuti basare solo sugli esami tossicologici effettuati in pronto soccorso. Accertata la presenza di sostanze, ma non è stato possibile appurare in che quantità.

La famiglia Senatore è rappresentata dall’avvocato Mario Tacchinardi, mentre Ferrari, che risulta parte offesa, è assistito dall’avvocato Michela Sinelli.

Sara Pizzorni

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