Politica

Un voto che cambia gli scenari
anche a livello territoriale

L'ascesa di Fratelli d'Italia e la sconfitta del Pd, in Lombardia e a Cremona, potrebbero ridisegnare la geografia politica anche in vista delle elezioni regionali del 2023 e di quelle amministrative del 2024

Il voto del 25 settembre ridisegna la geografia politica nazionale e anche locale ed avrà certamente conseguenze sulle candidature per le elezioni regionali del 2023.

Guardando ai dati della provincia di Cremona, rispetto a cinque anni prima l’affluenza è calata, ma non c’è stato il tracollo registrato in altri territori della penisola. I votanti sono stati pari al 71,62% degli aventi diritto, contro il 78,4% del 2018. Cremona presenta comunque un dato superiore sia a quello lombardo (70,4%) che al nazionale (63,9%). Ma, in ogni caso, quasi un cremonese su tre ha scelto di non scegliere e questo non è mai un buon segno. In molti casi si tratta di disinteresse e superficialità, ma in altri siamo di fronte ad una decisione e ad un giudizio precisi.

Guardando ai risultati, anche a livello territoriale spicca ovviamente il boom di Fratelli d’Italia, che raggiunge il 30,21% al Senato dal 4,25% di cinque anni fa. Crollano invece il Movimento 5 Stelle (ormai diventato un partito del Sud) che è passato dal 22,23% del 2018, quando candidato al Senato nell’uninominale era Danilo Toninelli, al 7,38% di oggi, e la Lega (dal 29,37% al 13,88%). Arretra anche Forza Italia (dal 13,67% al 7,38, sempre al Senato), mentre restano sostanzialmente stabili il Partito democratico (intorno al 20% in entrambe le tornate elettorali) e +Europa (sopra il 2%). Azione ed Italia Viva, in linea con il dato nazionale, si fermano al 7,62%: un buon risultato per una lista elettorale nata a ridosso delle elezioni e senza radicamento territoriale, ma non abbastanza rilevante per poter incidere realmente in Parlamento.

Per quanto riguarda l’uninominale, alla Camera Silvana Comaroli ottiene una percentuale più alta rispetto a cinque anni fa, passando dal 50,01% al 55,85%, mentre al Senato Daniela Santanché sconfigge decisamente Carlo Cottarelli con il 52,17% (dal 48,12% ottenuto dalla senatrice cinque anni fa). All’economista cremonese restano tre consolazioni: l’elezione al Senato che dovrebbe comunque essere garantita dal voto nel proporzionale (era candidato a Milano); il voto cittadino di Cremona che lo premia rispetto alla sfidante; una percentuale ottenuta nel collegio (27,37%) comunque più alta rispetto a quella conquistata cinque anni fa dalla candidata di centro-sinistra Valentina Lombardi (23,18%) sempre contro la Santanché.

Sono numeri chiari che indicano una tendenza presente nel paese, nella regione locomotiva d’Italia e anche sul territorio cremonese. Sono numeri che, come già evidenziato, avranno ripercussioni nella corsa al Pirellone, a partire dai candidati presidenti. Nel centro-destra, infatti, dopo il crollo della Lega, potrebbe riprendere quota la candidatura di Letizia Moratti, che ancora pochi giorni fa ha confermato l’intenzione di scendere in campo per la presidenza della Regione. Moratti, peraltro, secondo indiscrezioni, avrebbe approfondito negli ultimi mesi il rapporto personale con Giorgia Meloni che, da presidente del Consiglio, potrebbe rappresentare uno sponsor di peso. Diversamente, la Lega potrebbe fare un passo indietro sul nome di Fontana ma chiedere comunque il candidato presidente, mettendo sul tavolo un nome di peso come il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, apprezzato anche nelle associazioni di categoria regionali e perfino nel “Terzo polo” di Renzi, Calenda e Gelmini.

E il centro-sinistra? Enrico Letta ed una parte del Pd lombardo puntavano decisamente proprio su Cottarelli. Ma l’economista, dopo questi risultati elettorali che hanno visto il Pd ed i suoi alleati prevalere solo in tre collegi uninominali lombardi (tutti a Milano) e dopo la sua sconfitta a Cremona, sarà ancora disponibile?

Resta poi da capire se il Partito democratico proverà a costruire un’alternativa al centro-destra in alleanza con i 5 Stelle (ma a questo punto Cottarelli non sarebbe il candidato) oppure se tenterà di edificare un fronte moderato cercando di recuperare, almeno in Regione, il rapporto con Renzi e Calenda (strada difficile considerando il ruolo di Gelmini in Lombardia).

Significativo, tornando ai risultati del 25 settembre, anche il dato di Cremona città, dove Fratelli d’Italia scalza il Partito democratico, conquistando il primo posto con il 27,74% delle preferenze contro il 24,61% del partito di centro-sinistra. E, se nel 2023 si voterà in Regione, l’anno dopo saranno di scena le elezioni amministrative a Cremona. Certo, i numeri delle elezioni politiche non possono essere confrontati con quelli delle amministrative. Certo, mancano due anni e tutto può succedere (basta ricordare che Salvini e Di Maio, vincitori nel 2018, hanno subito oggi una sonora sconfitta). Eppure questi dati non potranno che avere ripercussioni anche nella scelta delle alleanze e dei candidati sindaco della città capoluogo.

Guido Lombardi

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