Cronaca

Caso Pamiro, ultimo atto: incarico
ai super esperti per cercare la verità

Da sinistra, Franco Pamiro, Garofano, Capra e Andronico

Si torna a parlare del caso di Mauro Pamiro, il 44enne musicista e professore di informatica al liceo Galilei di Crema trovato cadavere, il 29 giugno del 2020, in un cantiere edile in via Don Primo Mazzolari. Lo scorso gennaio il gip Giulia Masci non aveva accolto la richiesta di archiviazione del pm Davide Rocco e aveva ordinato nuove indagini, così come chiesto da Franco e Marisa Pamiro, i genitori di Mauro, che tramite i loro legali, gli avvocati Antonino Andronico e Gian Luigi Tizzoni, si erano opposti alla richiesta di chiudere il caso.

I periti Linarello e Ghizzoni

Questa mattina il giudice ha conferito l’incarico ai suoi periti, il biologo forense ed ex ufficiale del Ris Pasquale Linarello, e Oscar Ghizzoni, specializzato nei settori di tossicologia, esplosivi, infiammabili, balistica, dattiloscopia. Entrambi sono stati consulenti dei difensori di Alberto Stasi per l’omicidio di Garlasco. I periti lavoreranno insieme al consulente della procura Roberto Giuffrida, responsabile della polizia scientifica di Milano, e agli esperti nominati dagli avvocati Andronico e Tizzoni: Luciano Garofano, biologo e generale in congedo dell’Arma dei carabinieri, e Marzio Capra, genetista del pool di Massimo Bossetti nel caso di Yara Gambirasio. L’avvocato Mario Palmieri, legale di Debora Stella, moglie di Pamiro e indagata come atto dovuto con l’ipotesi di accusa di omicidio, si è invece avvalso della consulenza di Andrea Piccinini, responsabile del laboratorio di genetica forense dell’istituto di medicina legale di Milano, l’esperto che nel caso Gambirasio estrasse il profilo genetico che ricondusse a Massimo Bossetti.

La riunione si terrà il primo di giugno alle 15,30 nel laboratorio di Milano del biologo Linarello, dopodichè periti e consulenti avranno 90 giorni di tempo per svolgere i necessari accertamenti. Il 7 ottobre è fissato l’incidente probatorio in cui saranno resi noti i risultati.

Il generale Garofano e l’avvocato Andronico

Gli esperti dovranno esaminare con il Luminol l’appartamento e l’auto di Pamiro e della moglie Debora per rilevare eventuali tracce di sangue, “previo accertamento della fattibilità scientifica dell’operazione in relazione al tempo trascorso dall’evento e considerato che l’immobile e l’auto sono stati restituiti all’avente diritto”.

Quanto all’origine della lesione sulla fronte di Pamiro, l’incarico è quello di svolgere “gli opportuni accertamenti tecnici volti ad esaltare eventuali impronte papillari o dna” sulla tegola rinvenuta nei pressi del cadavere, “al fine di accertare, ovvero escludere, la presenza di tracce biologiche/impronte di terzi”. Per il medico legale, il corpo di Pamiro aveva impattato contro quel frammento di tegola trovato accanto alla testa della vittima e sul quale c’era del sangue. Una tesi con la quale le parti offese non concordano: per gli esperti Garofano e Tizzoni, se fosse stato davvero così, avrebbe dovuto esserci una maggiore quantità di sangue. Per i consulenti, quel pezzo di tegola sarebbe stato utilizzato per colpire la vittima.

L’avvocato Andronico (a destra) e Franco Pamiro

Il gip Masci ha anche ordinato di compiere approfondimenti su Debora Stella, in particolare sulle dichiarazioni che la donna aveva rilasciato agli inquirenti in un primo momento, poi ritrattate. Per questo sono state richieste le registrazioni dell’interrogatorio alla quale la Stella era stata sottoposta in Commissariato a Crema dopo il ritrovamento del corpo del marito.

L’avvocato Palmieri

“Alla luce delle spontanee dichiarazioni rese nell’immediatezza del rinvenimento del cadavere del marito”, scriveva il giudice nel rigetto del decreto di archiviazione, “e al fine di valutare compiutamente lo stato psichico dell’indagata definita più volte dagli operanti come instabile e con comportamenti denotanti una problematica psichiatrica, appare opportuno acquisire il video registrato dagli operanti della Squadra Mobile di Cremona nell’abitazione della Stella avente a oggetto le dichiarazioni di quest’ultima e altresì acquisire i tabulati telefonici dei coniugi”.

“Non ci eravamo opposti all’esame del dna perchè non abbiamo nulla da temere”, ha commentato al termine dell’udienza l’avvocato Palmieri per Debora Stella. “Credo che questi ulteriori accertamenti non faranno altro che dimostrare l’estraneità della mia cliente”.

Al giudice, i legali delle parti offese avevano chiesto di analizzare anche altri reperti che sono ancora sotto sequestro, come ad esempio la bottiglia di plastica trovata vicino al cadavere di Pamiro, la maglietta e i bermuda, ma non è stato ritenuto necessario. Di questi reperti ci sarà solo una visione e una ricognizione fotografica.

Per la procura, le ipotesi rimaste in piedi sulla morte di Mauro Pamiro sono quelle della disgrazia o quella del suicidio, quest’ultima la più probabile. Per il pm, Mauro si sarebbe lanciato dal tetto dopo aver preso la rincorsa.

Mauro Pamiro

L’autopsia aveva stabilito che “le lesioni sono compatibili con una precipitazione dall’alto, e comunque compatibili con l’altezza dell’edificio in costruzione alla base del quale era stato rinvenuto il cadavere”. Sul corpo, nessuna lesione compatibile con l’azione di terzi.

“Dall’analisi della documentazione medica”, inoltre, scriveva il pm nella richiesta di archiviazione, “emergeva che Pamiro era affetto da distrofia muscolare”, ma, come successivamente accertato dal consulente tecnico, “non aveva palesato alcun risentimento della sfera cardiaca e/o di quella motoria”. Le analisi chimico tossicologiche avevano accertato che “Pamiro aveva assunto cannabis in epoca prossima al decesso e documentavano un consumo regolare della stessa sostanza, per lo meno negli ultimi sei mesi di vita”.

Ieri, intanto, l’istituto Galilei di Crema ha voluto intitolare il laboratorio di informatica a Mauro Pamiro. “Abbiamo partecipato con commozione”, ha ricordato il papà Franco. “Tutti hanno un ricordo molto buono di mio figlio, lui era molto vicino ai suoi studenti”.

Sara Pizzorni

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