Cronaca

Assalto al portavalori: condannata
la coppia che organizzò la rapina

La Corte di Cassazione ha emesso condanna definitiva nei confronti di Antonio Bevilacqua, 39 anni, di Crotone, e di sua zia Antonia Demeco, 53 anni, di Isola Capo Rizzuto, residente nel cremonese, confermando la sentenza inflitta il 5 novembre del 2020 dalla Corte di Appello di Brescia rispettivamente a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione e 6 anni, 2 mesi e 20 giorni per rapina aggravata e porto d’arma in concorso, per l’assalto, l’8 agosto del 2018, ad un portavalori  lungo la tangenziale di Crema. A Cremona, in primo grado, entrambi erano stati condannati a 8 anni e 10 mesi di reclusione. Ora la Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi e ha condannato i due imputati al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Per l’accusa, Bevilacqua, che attualmente è ai domiciliari in Brianza per problemi di salute, e la Demeco erano stati gli organizzatori della rapina ad un furgone carico di denaro di videopoker e macchinette messa a segno quattro anni fa da tre persone a bordo di una Toyota Yaris, intercettata a Castelleone dai carabinieri dopo un inseguimento a tutta velocità sulla Paullese. Due erano stati presi subito, mentre del terzo componente si erano perse le tracce, nonostante le massicce ricerche di uomini e mezzi. La refurtiva, 6.970 euro, era stata recuperata sulla Yaris.

Un assalto lampo: quella mattina di agosto i rapinatori avevano atteso il passaggio del furgone, dopodichè uno di loro aveva colpito con schiaffi al volto l’autista, minacciato con una pistola. Dopo aver preso il bottino i malviventi erano stati raggiunti dai carabinieri all’altezza della nuova rotatoria del santuario di Castelleone. Uno dei rapinatori, poi identificato in Vincenzo Mori, classe 1971, siciliano di Mazara del Vallo, era stato preso subito, mentre gli altri due avevano cercato di allontanarsi a piedi attraverso i campi di mais. L’area era stata circondata e le ricerche con i cani, i droni e un elicottero avevano permesso di rintracciare il secondo uomo, Antonio Vecchio, classe 1961, originario di Licata.

Erano stati loro a chiamare in causa Bevilacqua, il terzo uomo riuscito a fuggire, e la Demeco, proprietaria della Yaris e che aveva fornito supporto logistico. La coppia si era incontrata con i due siciliani prima della rapina nel piazzale di una stazione di servizio ai margini della Paullese, come avevano rivelato le immagini delle telecamere di videosorveglianza.

Agli atti ci sono anche dei messaggi “whatsapp” inviati dalla Demeco a Mori con i quali la donna aveva fornito indicazioni logistiche e temporali per la rapina, confermando il “ruolo centrale” rivestito dalla stessa nell’esecuzione del colpo.

Sara Pizzorni

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