Cronaca

Russia – Ucraina: per Quirico, tutto
comincia con la fine dell’Urss

Nel percorso di formazione proposto dalla lista civica Crema Lab, che sostiene il candidato a sindaco Fabio Bergamaschi, ieri sera nuovo appuntamento questa volta per approfondire un argomento di stretta attualità, attraverso il racconto del caposervizio esteri del quotidiano La Stampa, Domenico Quirico, recentemente al centro delle cronache, dopo la querela da parte dell’ambasciatore russo. Qualche problema tecnico, legato ad una momentanea interruzione dell’energia elettrica e a difficoltà di connessione, non ha impedito ai presenti di ascoltare le risposte del giornalista, alle domande poste dai rappresentanti di Crema Lab, Benedetta Chiodo e Paolo Nicardi.

Ma prima di concentrare l’attenzione sul giornalista de La Stampa, c’è stato spazio per la toccante testimonianza di Padre Slavik in collegamento dall’Ucraina, che da circa un mese vive quotidianamente la guerra, tra distruzione, dolore e bisogni. “Fino all’ultimo giorno, i russi negavano di volere la guerra, ma questa era una bugia, come tante altre” ha detto il religioso, che al termine della serata ha fatto un accorato appello, affinché possano giungere nella sua zona, cibo a lunga scadenza e medicine per curare i feriti.

Domenico Quirico inizia tracciando un quadro storico, relativo alla complessità di quell’area dell’Europa, attuale scenario del conflitto, contraddistinta nei secoli da molti cambiamenti, ben sintetizzati ad esempio, dalla città di Leopoli, centro dell’impero austro ungarico, che ha cambiato spesso stato di appartenenza, governi, lingua, per
ragioni economiche e politiche, con tutto quello che ne consegue. Per il giornalista, è ancora prematuro parlare di pace, ma tutto comincia con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, gestita male secondo Quirico, sia da Gorbaciov, che da Eltsin.

“L’Ucraina – ha detto – è il pretesto per costringere gli americani ad accettare una ridiscussione totale degli equilibri di potenza in Europa e nel mondo” osserva Quirico, che parla di una nuova Yalta, tra Usa, Russia e Cina, capace di restituire alla Russia, il ruolo di potenza, perduto dopo la fine dell’Urss. Attualmente, l’unica cosa di moderno nello stato russo è l’esercito dice Quirico, che fa il paragone tra la città siriana di Aleppo, in passato, pesantemente colpita dai bombardamenti indiscriminati russi e Mariupol, teatro in questi giorni di analoga distruzione, perché “identiche sono le tecniche di annientamento”, dice il giornalista piemontese.

Il caposervizio de La Stampa, che definisce grottesca la querela dell’ambasciatore russo legata all’interpretazione di un suo articolo, non si sottrae poi alla domanda di Benedetta Chiodo, su come vengono raccontate oggi le guerre, alla luce della diffusione del web e dei social. “Nelle guerre, si racconta quello che ti lasciano raccontare i
protagonisti dello scontro”, risponde Quirico, che vanta una grande esperienza giornalistica in tanti teatri di guerra nel mondo. Dopo la considerazione sulla posizione cinese “sta a guardare, ma non recederà dall’alleanza che ha con la Russia”, Quirico, che evidenzia come il conflitto tra Ucraina e Russia è uno scontro tra due paesi cristiani,
ricorda come la guerra è un atto tra uomini e solo un atto umano la può fermare, ma qual è l’unica autorità morale che potrebbe farlo, si chiede Quirico, se non il Papa. Ed allora, è lì che il Papa dovrebbe andare, dove c’è la guerra, con un ruolo di pellegrino per condividere il dramma della guerra, e contribuire a portare la pace, conclude Quirico.

Ilario Grazioso

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