Campi devastati dalle nutrie: le
denunce degli agricoltori Coldiretti
“In questo campo c’era una colza spettacolare. Piante che crescevano sane, rigogliose, forti. Ora c’è il deserto. Le nutrie hanno praticamente azzerato la coltivazione di gran parte del terreno. In una prima fase hanno divorato le foglie, poi sono passate alle gemme, hanno iniziato ad intaccare il cuore delle pianticelle. Il danno è sotto gli occhi di tutti. Almeno il quaranta per cento, forse addirittura il cinquanta per cento del mio raccolto di colza è compromesso”. A parlare è l’agricoltore Carlo Uberti. Mostra i danni, evidentissimi, prodotti dalle nutrie nel suo campo, nel comune di Agnadello.
Accanto all’appezzamento c’è un’area boschiva. I roditori arrivano da lì. “Anche quell’area, fino a pochi anni fa, era splendida. Un’area umida, ricca di uccelli e animali autoctoni – racconta Uberti –. Ora ci sono solo le nutrie ed anche lì la vegetazione è rarefatta, divorata e spezzata. Da quell’area le nutrie scendono lungo i canali che contornano il mio campo, e poi divorano la colza che ho seminato. Ho messo trappole per le catture, ma ormai le nutrie sono diventate troppo numerose. Le trappole non bastano ad assicurare il contenimento. L’unica soluzione è l’eradicazione di questa specie profondamente nociva”.
L’agricoltore Battista Belotti testimonia che, spostandosi da Agnadello a Palazzo Pignano, la situazione non cambia. “Ormai nelle nostre campagne sono ovunque e il danno è enorme – spiega –. Rompono gli argini, tempestano le rive di buchi, di tane e scavi per il loro passaggio. Le radici degli alberi che si trovano lungo le rive restano scoperte e indebolite”. “Così anche l’albero cede – racconta Belotti –. Tutto questo crea una condizione di instabilità e pericolo. Quando viene il momento dell’irrigazione gli argini si sbriciolano, franano. Noi continuiamo a ripristinarli, ma ogni volta si deve ricominciare da capo”.
“Sono animali voraci e pericolosi – conferma la giovane imprenditrice agricola Benedetta Belotti –. Sono estremamente prolifici, non originari delle nostre campagne e dunque senza antagonisti naturali. Per questo sono in continuo aumento e il danno prodotto cresce progressivamente. Sono pericolosi per noi agricoltori, ma anche per tutta la comunità. Si spingono nei centri abitati, e lungo le strade, causando incidenti anche gravi”.
Giovanni Bianchi ha campi fra i comuni di Agnadello, Palazzo Pignano, Pandino. Mostra ciò che resta di un prato stabile. “Lungo tutta la fascia vicina ai canali l’erba praticamente non c’è più, è rasa a zero, totalmente divorata dalle nutrie – evidenzia –. Ogni anno fortemente attaccata è anche la coltura del mais. In particolare per quella coltura tutti noi agricoltori, al momento del raccolto, registriamo cali di produzione notevoli, a causa delle nutrie. Nella loro opera sono implacabili, non lasciano niente, distruggono tutto. Ad esempio, con il mais, atterrano la pianta, divorano la parte più preziosa, e poi passano altrove, abbattendo la successiva pianta sana”.
La denuncia degli agricoltori è forte e chiara. Ferma è la richiesta di un intervento coraggioso e decisivo, non più procrastinabile, di fronte a una situazione che, negli anni, si è fatta insostenibile.
Non si tratta solo di una questione agricola – sottolinea Coldiretti Cremona –. Siamo di fronte a un problema che riguarda anche la salute pubblica, la tutela ambientale e la tenuta idraulica. I danni provocati dalle nutrie sono molteplici. Oltre a distruggere le coltivazioni, scavano le loro tane lungo l’argine dei fossi creando tunnel che minano la tenuta del terreno, con il rischio di incidenti per chi è al lavoro nelle campagne. Questi animali – continua Coldiretti Cremona – si nutrono di una grande varietà di vegetazione, hanno un impatto negativo anche su altre specie animali e possono costituire un veicolo di trasmissione di malattie come la leptospirosi.
Si aggiungano i pericoli sulle strade: le nutrie invadono le carreggiate, provocando incidenti e mettendo in pericolo la sicurezza delle persone.
Non è un caso che la nutria sia inserita tra le 100 specie aliene più dannose nel mondo. “Gli agricoltori sono impegnati in un continuo miglioramento del loro lavoro – conclude Coldiretti Cremona – per un’agricoltura sempre più sostenibile e attenta al benessere, ma tutti gli sforzi saranno inutili se non riusciremo a proteggere la loro salute e le loro attività dalle incursioni fuori controllo dei selvatici, che sono un vero flagello”.