Politica

Finalpia, Beretta
risponde a Soffientini

Simone Beretta ( consigliere comunale di Forza Italia risponde alle parole del presidente Pierpaolo Soffientini e del Cda di Finalpia, sulla vicenda dell’Opera Pia. “Parlare quando non serve più, peraltro senza dire niente come al solito, non serve alla buona causa futura di Finalpia” evidenzia.

“Soffientini è rimasto lì per anni e quindi è responsabile dell’attuale stato dell’arte che si riassume in un depauperamento certo dell’immobile di Finalpia. E con lui sono responsabili quelli che gli hanno dato copertura politica, in primis a partire dal Sindaco Bonaldi e dal Pd.

Il Cavaliere Soffientini è stato in silenzio per lungo tempo immaginando di servire la soluzione e ha dovuto incomprensibilmente levare le tende per avere sottoscritto un contratto che …. non ha inteso rispettare. Si resta in campo a fare valere le proprie ragioni e non si scappa immaginando responsabilità di altri che non esistono. Soprattutto di Forza Italia per Crema che ha messo in campo da subito la sua proposta: la fusione per incorporazione della Fondazione “Finalpia” nella Fondazione “Kennedy”.

Ancora oggi siamo in attesa delle ragioni per le quali quella proposta non ha mai ricevuto un’adeguata valutazione oltre ad un confronto da lui mai richiesto.
Insisto sul proverbiale e colpevole silenzio di un Presidente che non era il padrone della ferriera e che doveva rapportarsi a 360 gradi con la città invece di lasciarla all’oscuro degli accadimenti che negli ultimi anni andavano negativamente maturando sulla riviera ligure in quel di “Finalpia”, compresa una presenza mafiosa “purtroppo” non intercettata.

Non ho particolare stima di chi abbandona la scialuppa quando il mare è in tempesta. Non abbiamo mai preteso che lui sposasse la nostra causa. Era lecito semplicemente attendersi una disponibilità nell’ascoltare le ragioni degli altri.

Lui manca di questo fondamento politico e alla fine come è naturale che avvenga non gli è rimasto che rassegnare le dimissioni, peraltro nel peggior modo possibile andandosene lasciando il cerino in mano altrui. Non riesco neppure a dargli la buona fede. Per come si è politicamente comportato non la merita.
Noi, rispetto a lui, siamo ancora qui a difendere fino in fondo le nostre ragioni a difesa di un patrimonio che non merita di essere depauperato. Che Dio ce la mandi buona”.

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