Mezzo secolo di Anffas Crema:
tra storia, evoluzione ed innovazione
La Casa del Pellegrino adiacente alla Basilica di Santa Maria della Croce ha ospitato questa mattina il convegno “Dalle radici al futuro”, nell’ambito dei festeggiamenti organizzati da Anffas Crema per celebrare i suoi 50 anni di vita. Da quel 1971, quando Alba Toscani Marchesi promosse con un gruppo di genitori, un nuovo approccio alla disabilità, fondando quella che oggi è Anffas Crema, la realtà è completamente cambiata, ma restano oltre alle molteplici esperienze, i valori di cui l’organizzazione è portatrice: primo fra tutti, quello della solidarietà verso gli altri.
Moderati da Laura Bonomi, con intermezzi musicali di Paola Beltrami all’arpa, gli interventi dei relatori, che hanno seguito quelli della presidente Anffas Crema APS, Daniela Martinenghi, del presidente della Fondazione “Alba” Anffas Crema Paolo Marchesi, e dei rappresentanti istituzionali, dalla sindaca Stefania Bonaldi, al consigliere regionale Matteo Piloni.
Il convegno di questa mattina non è stata solo l’occasione per fare un po’ di storia di Anffas a Crema, ma anche per parlare delle persone che hanno tracciato il percorso evolutivo di un’organizzazione, che oggi conta una settantina, tra dipendenti e collaboratori, ai quali va aggiunta la risorsa inestimabile rappresentata dai volontari, tutti impegnati a offrire al territorio una serie di servizi, dai centri socio educativi, a quelli socio sanitari e socio assistenziali, alla piscina idroterapica, ai servizi per l’età evolutiva, che nel tempo hanno saputo innovarsi, come ha rimarcato la sindaca, esprimendo la gratitudine di tutta la comunità.
“Stringete alleanze, costruite ponti, siete nella rete dei servizi e avete creato delle risposte, partendo dai bisogni, non accontentandovi delle misure standard”, ha detto Stefania Bonaldi. Per il consigliere regionale Piloni, l’impegno, già la prossima settimana, per la revisione della Legge n.23 del 2015, relativa al sistema socio sanitario, che dovrà aprirsi più concretamente al mondo del sociale.
Quanto agli interventi dei relatori, la pedagogista Irene Auletta ha parlato delle relazioni tra famiglie e operatori e di cultura della disabilità, citando alcuni testi, da “Il diario innocente. L’handicap, la natura e Dio” del teologo Vito Mancuso, a “Madri…Vorrei vederti danzare” di Antonia Scardicchio. Nel suo intervento ha posto l’attenzione sul diritto delle persone ad essere adulte, pur in condizioni di disabilità e sotto questo aspetto, il cambiamento richiesto agli stessi operatori, più consapevoli nel loro modo di fare, delle trasformazioni di chi hanno di fronte: non più bambini, ma persone adulte, con bisogni che cambiano.
Il rapporto tra adolescenza ed età adulta, tra autonomia e indipendenza è stato trattato da Raffaella Faggioli, la quale ha spaziato dalla necessità di sostenere le autonomie, al confronto con la scuola, sia per la socializzazione, che per gli apprendimenti, adattati ai bisogni che le diverse abilità esprimono. E poi, il superamento dei Centri Diurni, il valore formativo dell’alternanza scuola lavoro, rimarcando come “la vera autonomia è il saper chiedere aiuto, alle persone giuste ed al momento giusto”. Nella conclusione della sua relazione, le nuove sfide rispetto ai disturbi del neurosviluppo: “Non confondere la disabilità intellettiva con l’autismo, ma pensare a servizi diversi” ha detto Raffaella Faggioli.
Riprendendo il titolo del convegno, lo sguardo sul futuro, affidato a Marco Bollani, per il quale, “l’innovazione nell’ambito dei servizi sociali, è tema complesso può generare paure, ma oggi o si cambia, o si muore”. Per Bollani, che oltre ad essere educatore professionale con laurea in scienze politiche, si occupa di progettazione sociale e politiche per la disabilità, ricoprendo incarichi in Anffas e collaborazioni con regione Lombardia, occorre promuovere l’aggregazione ed il coinvolgimento dei genitori, promuovere diritti e guardare al tema del dopo di noi. Con il mondo in continuo cambiamento il tema del bambino e ragazzo disabile che diventa adulto, diventa centrale, per emanciparsi oltre la famiglia.
La nuova visione deve essere quella di consentire percorsi in grado di accompagnare le persone disabili a diventare grandi, avendo una prospettiva di vita il più possibile indipendente, compatibilmente con le potenzialità di ciascuno, come dimostra la stessa realtà di Io abito, la nuova residenza per la vita indipendente, la cui inaugurazione chiuderà i festeggiamenti del cinquantesimo Anffas Crema il mese prossimo.“Oggi, in Lombardia ci sono almeno 100 coabitazioni che coinvolgono quasi 300 persone con disabilità, che prima non avevano un servizio residenziale e stanno sperimentando cosa significa diventare grandi, emancipandosi dalla dipendenza esclusiva dei genitori – ha concluso Bollani – e tutto questo è nato dal basso”.
Ilario Grazioso