Politica

Ultimi mesi di mandato: il bilancio
dell'assessore Cinzia Fontana

L’Amministrazione comunale di Crema si avvia verso la scadenza del mandato. L’appuntamento elettorale è fissato per la prossima primavera, presumibilmente maggio.

L’assessore Cinzia Fontana con delega a Bilancio e Urbanistica ha tracciato un bilancio della propria esperienza.

Quali aspettative aveva dall’incarico che le è stato affidato? Queste aspettative sono state soddisfatte?

Quando la sindaca Bonaldi, al suo secondo mandato già avviato da un anno, mi propose di entrare in Giunta, accettai senza alcun indugio. Mi emozionava il pensiero di ritornare ad assumere un incarico nell’amministrazione pubblica, che era stata per me una straordinaria scuola di vita e una impareggiabile esperienza umana quando, da giovane, mossi i miei primi passi nell’impegno civico e politico a Vailate. Mi entusiasmava il fatto di potermi ancora mettere al servizio di quella politica nobile che tiene insieme concretezza e valori, ragione e passione, testa e cuore, l’idea cioè del governo delle cose per prendersi cura della comunità dentro una visione di città. E l’assumermi una responsabilità diretta per Crema, con la sua bellezza, la sua vivacità, il suo fermento, la sua attitudine inclusiva, il suo essere punto di riferimento per l’intero territorio, mi riempiva di orgoglio.

Le aspettative? Molte. Innanzitutto quella di riuscire ad integrarmi bene con una Giunta che era già una squadra rodata, formata da persone con le quali non avevo mai lavorato fianco a fianco. E contemporaneamente, quella di creare buone relazioni con il personale del Comune, essenziale per costruire un clima positivo e per dare gambe agli obiettivi che un’amministrazione intende portare avanti. In entrambi i casi, si è da subito consolidata una grande sintonia, che ci ha permesso di lavorare con serenità, rispetto e fiducia. Ho trovato nelle mie compagne e compagni di viaggio competenze, onestà, una prossimità relazionale sana con la città. Ma anche qualcosa di più profondo, che è quel sentimento di comunanza e di condivisione della medesima carica ideale e umana e della visione verso cui tendere per generare cambiamento. Ci ho ritrovato, insomma, tutto il senso della mia lunga attività politico-amministrativa e per questo sono assolutamente soddisfatta dell’opportunità che mi è stata data.

Poi, certo, l’aspettativa era soprattutto quella di poter portare avanti al meglio il programma e i progetti per cui la sindaca Bonaldi era stata eletta. Sui risultati spetta solo ai cittadini esprimere il loro livello di soddisfazione. Mi sento tuttavia di affermare che sicuramente ci abbiamo messo tanto impegno, tanta dedizione, tanta cura e tanta passione, sempre ponendo le persone al primo posto, le loro ansie da condividere, i loro problemi da risolvere, le loro speranze da confortare.

Quali sono i progetti realizzati che maggiormente l’hanno soddisfatta?

Seguo due settori che, per loro natura, non vedono nell’immediato la realizzazione di progetti concreti. Sia il bilancio che l’urbanistica hanno a che fare con atti pianificatori, i cui effetti si dispiegano anche dopo anni. La soddisfazione è di aver seguito con particolare attenzione e cura questi due comparti dell’amministrazione, molto trasversali e strategici per la buona riuscita di tutte le azioni e gli interventi che gli altri assessorati decidono di mettere in campo per la comunità.

Lasciamo in eredità un bilancio solido, sano, virtuoso, con il dimezzamento del debito negli ultimi dieci anni, con una struttura che riesce a far fronte con la massima tempestività ai pagamenti delle fatture (l’ultimo dato calcolato dalla Piattaforma dei crediti commerciali della Ragioneria dello Stato testimonia un tempo medio di pagamenti per il nostro Comune di 10 giorni), con l’accantonamento reale di tutte quelle poste che vengono chiamate “di dubbia esigibilità”, evitando così il rischio di assumere spese senza copertura certa.

Sono molto soddisfatta anche di come siamo riusciti a gestire i fondi destinati al sostegno di imprese e famiglie colpiti dal Covid. Più di due milioni di euro su cui ci siamo tenacemente impegnati in un’azione corale, con il coinvolgimento attivo di maggioranza e opposizione in Consiglio comunale e in Commissione bilancio e con il confronto costante e positivo con le associazioni economiche e sociali del territorio. Anche se a tratti faticosa soprattutto perché inedita, è stata un’esperienza importante e di cui vado molto orgogliosa in quanto ha permesso, in una situazione terribile come quella in cui eravamo tutti sprofondati, di far emergere concretamente il potenziale delle relazioni sociali e dei valori di civismo diffuso di cui la nostra città è ricca.

Per quanto riguarda il settore della pianificazione urbana, ci siamo concentrati in modo serio e scrupoloso sull’attuazione degli ambiti di trasformazione presentati, con l’obiettivo di garantire soprattutto il reperimento e la riqualificazione di spazi pubblici da destinare a servizi e funzioni collettive, tra cui in particolare la dotazione di aree verdi pubbliche. Molta attenzione e studio sono stati contemporaneamente posti sulla pianificazione infrastrutturale ed ambientale dei comparti della città. Il progetto di rigenerazione urbana sull’intera area nord-est va esattamente in questa direzione.

Cosa invece non è riuscita a realizzare, ma avrebbe voluto?

La revisione generale del PGT, lo strumento urbanistico. Avevamo iniziato a ragionarci a fine 2019 ma poi è scoppiata la pandemia, che ha visto impegnata l’amministrazione e le sue risorse umane ed economiche su ben altri obiettivi per parecchio tempo.

Era un mio pallino, non tanto perché lo strumento ogni cinque anni andrebbe adeguato, ma soprattutto perché è un’ occasione straordinaria per aprire una discussione pubblica sul futuro della città e del nostro territorio. Ancora più interessante oggi quando, intorno ai concetti di “rigenerazione”, di “riconnessione” e di “ridisegno” degli spazi pubblici, si è imposta la necessità di integrare nella pianificazione dell’assetto urbanistico i temi ambientali, sociali, culturali, economici. Di leggere, cioè, i nostri centri urbani con le lenti dell’umanità. Come affermava Giorgio La Pira, “ogni città ha una propria anima e un proprio destino, non è un cumulo occasionale di pietre”.

Sarà del resto questa la base su cui saremo chiamati a costruire le politiche territoriali nei prossimi mesi ed anni, anche in vista delle risorse del PNRR da far atterrare nel cremasco.

E sarà probabilmente anche l’occasione nella quale si creeranno le condizioni perché le aree o gli immobili ancora dismessi possano trovare terreno fertile per la loro riqualificazione, obiettivo che negli anni passati è stato particolarmente difficile da portare avanti. Ma qui molto ha a che fare con i privati e con l’andamento dell’economia.

Si ricandiderà il prossimo anno?

La mia disponibilità c’è. Soprattutto la disponibilità a dare una mano, quale che sia il ruolo. Abbiamo seminato tanto in questa città ed è assolutamente naturale l’ambizione di voler esserci per contribuire a far crescere questi semi.

In caso di vittoria del centrosinistra, se dovessero offrirle nuovamente questo assessorato, accetterà? E se invece fosse un’altra delega?

Per ora, posso solo dire che mi piacciono molto i settori che sto seguendo. E che per formazione non ho mai accettato di occuparmi di ciò che non conosco a fondo, soprattutto se devi amministrare la cosa pubblica, che è materia molto complessa. Non sopporto i tuttologi, troppo superficiali e troppo presuntuosi nella loro malata convinzione di avere l’unica verità in tasca.

Vedremo poi come le cose si evolveranno. I prossimi anni saranno molto interessanti e stimolanti per gli enti locali, i quali si dovranno cimentare con un approccio innovativo e lungimirante. Ancora più di oggi, infatti, l’azione amministrativa si dovrà distinguere ed orientare sulla progettualità, sulla territorialità e sulla trasversalità dei temi e questo, dal mio punto di vista, potrà anche portare ad una suddivisione diversa degli assessorati.

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