Cronaca

Investì e uccise 18enne dopo
la discoteca. Rinviato a giudizio

I genitori di Vasile e il loro legale

E’ stato rinviato a giudizio, Edgar Lucca, un 26enne di nazionalità italiana nato in Perù e residente a Pandino accusato di omicidio stradale e fuga per la morte di Vasile Cioroaba, 18enne nato in Romania ma residente a Palazzo Pignano. Il processo nei suoi confronti si aprirà il prossimo 22 settembre.

Il 2 settembre del 2019, 36 ore dopo averlo investito con la sua Punto sulla strada bassa che porta verso Scannabue, l’imputato aveva chiamato i carabinieri, facendo ritrovare il corpo. “Avevo avuto un colpo di sonno e pensavo di aver sbattuto contro il guard-rail”, aveva detto il giovane, che nella notte tra sabato 31 agosto e domenica 1 settembre stava rientrando a casa. Anche Vasile stava tornando a Palazzo Pignano. Era a piedi ed era appena uscito dalla discoteca Magika dove aveva passato la serata con alcuni amici.

L’imputato aveva raccontato di aver trascorso la serata con la fidanzata in centro a Crema, di aver bevuto una birra in due e  di essersi poi messo alla guida verso le 2,30 diretto a casa. Successivamente, venuto a sapere dai social media della scomparsa del 18enne proprio nella zona dove lui aveva avuto l’incidente, si sarebbe reso conto di aver investito il 18enne.

In tanti avevano cercato Vasile, da tutti chiamato Pietro. I genitori, tutta la comunità romena, gli amici. La zona era stata passata al setaccio dai carabinieri, ma il corpo non si vedeva. Era nascosto nell’erba giù nella scarpata. L’unico ad indicarne la posizione era stato l’imputato. La vittima era stata caricata sul cofano della Punto e sbalzata in avanti oltre il guard-rail per circa 24 metri, andando a cadere nella banchina erbosa a destra della carreggiata. L’autopsia aveva stabilito che Vasile, che aveva riportato gravissime lesioni craniche, era morto sul colpo.

“Il ragazzo si è accorto subito di quello che ha fatto”, sostiene Magdalena, la mamma di Vasile, presente in tribunale con il marito. Entrambi sono parti civili attraverso l’avvocato Francesco Maria Nucera. “Può capitare un incidente”, ha aggiunto Magdalena, ancora distrutta dal dolore. “Ma il ragazzo doveva fermarsi, chiedere aiuto. Pensi che nessuno ci ha mai chiamato, nessuno ci ha mai chiesto scusa per quel che è accaduto”. La coppia, che ha un’altra figlia di 6 anni, è in Italia dal 2002. “Siamo una famiglia distrutta, per me Pietro era tutto. Possono darci tutti i soldi del mondo, non mi interessa. Chiedo giustizia per mio figlio. Avrei voluto donare i suoi organi affinchè un pezzo di lui continuasse a vivere, ma non è stato possibile”.

“Sono fiducioso nel processo”, ha commentato l’avvocato Nucera. “La procura di Cremona ha fatto un ottimo lavoro, nelle indagini non ha tralasciato nulla. Così come voglio ringraziare anche i carabinieri di Pandino e di Cremona per la professionalità e l’umanità con cui hanno trattato questo caso”.

“La macchina dell’imputato”, ha spiegato l’avvocato di parte civile, “era praticamente distrutta. Sulla parte anteriore della Punto si vede chiaramente la figura di Pietro. L’automobilista, procedendo piano, era comunque riuscito a tornare a casa. Alle 3,48 aveva mandato un sms alla sua fidanzata, scrivendole: ‘Ho fatto un casino’. Impossibile non si sia accorto di avere investito una persona”. Venti le persone nella lista testi che la parte civile intende sottoporre al giudice.

Sara Pizzorni

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