Cronaca

Padre Gigi Maccalli arriverà oggi in Italia. La gioia dei confratelli della SMA

Foto Sma - Società Missioni Africane

E’ già in volo verso Roma padre Gigi Maccalli. Il missionario cremasco, insieme al connazionale Nicola Chiacchio, sta rientrando in Italia, come ha scritto su Twitter il premier Giuseppe Conte.

I due, rapiti dai jihadisti nel 2018, saranno ascoltati dai Pm di Roma e dai carabinieri del Ros. Sul sequestro aveva aperto un fascicolo il pm Sergio Colaiocco, ipotizzando la finalità terroristica. “I nostri connazionali sono liberi e stanno bene – ha twittato il ministro degli Esteri Di Maio – grazie alla nostra intelligence, in particolare all’Aise, e a tutti coloro che hanno lavorato per portarli a casa”.

Grande gioia per la SMA – Società Missioni Africane, per la quale padre Gigi si trovava in missione a Bomoanga, nella diocesi di Niamey nel sud-ovest del Niger. “Grazie, Signore, Padre Gigi è libero. La gioia della nostra grande famiglia delle Missioni Africane è immensa. La nostra gratitudine a Dio è ancora più grande. La nostra gioia si unisce alla gioia della Famiglia Maccalli, di padre Walter nostro confratello e fratello di Gigi e di tante persone che si sono interessate, che hanno pregato, tra questi soprattutto l’intera diocesi di Crema, con vescovo Gianotti a capo – scrive padre Antonio Porcellato, superiore generale della SMA – La nostra grande gratitudine va all’Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri italiano, che ha sostenuto la famiglia in questi due anni di attesa e che, crediamo, ha operato con efficacia e nella discrezione per questa liberazione. Possa il Signore sostenere tutti coloro che lottano per la pace, la giustizia e la riconciliazione”.

Come avevano spiegato più volte in questi lunghi mesi di rapimento i confratelli di padre Gigi, la decisione di rapire un bianco trova sì una motivazione finanziaria e finalizzata alla forte risonanza mediatica. Ma alla base si trova “il movente religioso”, diceva già due anni fa padre Armanino, confratello di padre Maccalli. “Si tratta di un messaggio inequivocabile per le comunità cristiane di qui: vogliono dirci che hanno assoluta capacità di intervenire e toccare quello che è più sacro e caro”.

Il Sahel, la regione Nigerina in cui si trova la missione di padre Gigi, è martoriata dagli attacchi dei gruppi armati. Molti fedeli hanno perso la vita nei mesi scorsi, quando i jihadisti sono tornati a Bomoanga per distruggere la scuola e la croce simbolo della parrocchia.

Ambra Bellandi

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