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Giovanili Pergolettese: il grande lavoro della società e i sogni dei baby calciatori

La prima divisione è al top della classifica di serie D. Ma in casa Pergolettese, oltre a Manzoni e compagni, c’è un vivaio giovanile che promette forse sì anche i campioni di domani, ma altrettanti atleti consapevoli, al di là della carriera di ciascuno. “Una grande famiglia”, come l’ha definita Cristian Oneda, responsabile del settore giovanile gialloblu.

L’accademia di scuola calcio raccoglie i bambini delle annate che vanno dal 2007 al 2013. E’ qui che la società cremasca sviluppa nei giovani calciatori non solo i fondamentali del gioco, ma anche e soprattutto l’importanza delle relazioni e delle regole, basi essenziali alla vita del bambino in campo e nella vita di tutti i giorni. “Un’educazione formativa alla quale teniamo particolarmente”, e questo è dimostrato dalla presenza nel settore giovanile dello psicologo Silvio di Micco, “che aiuta i ragazzi non solo nell’inserimento, ma anche a trovare, per esempio, positività quando si perde e a gestire i rapporti con i compagni”. L’attenzione della Pergolettese all’aspetto sociologico è affiancata da quella per l’instradamento dei ragazzi a uno stile di vita sano, con il supporto della nutrizionista Valentina De Mori, e quella per la crescita e lo sviluppo attraverso la collaborazione con la posturologa Ambra Mazzei.

Una “macchina” di formazione che la Pergolettese esporta in “11 società calcistiche a noi affiliate, alle quali i nostri allenatori portano l’esempio del principio di lavoro che abbiamo assunto da molto tempo: mettere al centro il bambino”.

E tra allenamenti, camp estivi e invernali e il coinvolgimento nelle attività della prima squadra (durante l’intervallo della serie D i bambini solitamente si ‘esibiscono’ al Voltini, ndr), emerge una cura del giocatore “che è fondamentale – conclude Oneda – e il cui obiettivo ultimo è quello di portare avanti un vivaio di qualità”.

Impresa che pare stia riuscendo appieno, almeno stando a sentire i bambini stessi: “Ho iniziato in una squadretta quando ero piccolo – racconta Mattia, 10 anni – Poi, due anni fa, sono arrivato qui. Voglio diventare come Suso, il centrocampista del Milan”. Loris, che ieri ha compiuto 11 anni, da buon juventino, sogna la maglia di CR7: “Sapevo fin da piccolissimo che il calcio sarebbe stata una grande passione”, così come ne era convinto Alessandro, classe 2008, il cui obiettivo è diventare un calciatore professionista, senza mai dimenticare la parte giocosa del calcio: “Mi diverto – dice semplicemente Francesco – gioco da quando avevo cinque anni e voglio diventare il nuovo Del Piero”.

Tra i sogni di gloria e la realtà si infila una maglia gialla e blu che, finché i bambini avranno occhi spalancati al mondo, accompagnerà i loro desideri.

Ambra Bellandi

 

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