Traffico di migranti, pene molto inferiori rispetto alle richieste del pm
Le condanne sono state decisamente inferiori alle richieste del pubblico ministero di Ventimiglia, Lorenzo Fornace, nei confronti di otto degli arrestati nell’ambito della maxi inchiesta della Dda di Milano e della Squadra Mobile di Cremona, che aveva consentito di sgominare, a fine gennaio 2017, un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani tra Italia e Francia. Un sodalizio criminale che aveva portato al fermo di ben 34 persone.
Nel corso dell’ultima udienza con rito abbreviato, a carico degli otto ‘passeur’, il giudice Paolo Luppi ha emesso condanna a quattro anni e quattro mesi a carico di Esmatollah Jafari, afgano, considerato dagli inquirenti a capo del sodalizio criminale e per cui il pm aveva chiesto una condanna doppia. Quattro anni invece per Redon Shametaj, albanese (otto anni era la pena richiesta dal pm), tre anni e otto mesi per il cugino Neri Shametaj (per lui il pm aveva chiesto quattro anni).
Emra Tahna Mohamad, anch’egli afgano, è stato invece condannato a quattro anni, contro i sette anni e otto mesi chiesti dal pm, mentre Gazmir Ismailaj, albanese, è stato condannato a tre anni e otto mesi (contro i sei anni e otto mesi che erano stati chiesti dal pm), così come Edmond Bylibi Bayala, del Burkina Faso (sette anni e otto mesi la richiesta del pm). Infine Alidini Misin, di nazionalità albanese, ha ricevto una pena di due anni e sei mesi, contro i quattro anni chiesti dal magistrato.
Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, la rete criminale era finalizzata al trasporto di cittadini extracomunitari provenienti dalla Siria, dall’Egitto, dall’Eritrea e dal Sudan, a fronte di pagamenti di somme di denaro. L’associazione a delinquere aveva base nella città di Milano e operava per lo più nelle città di Ventimiglia e Nizza. L’inchiesta era partita dall’individuazione di alcuni autisti che vivevano nel Cremasco.
I membri del gruppo erano soprattutto egiziani e maghrebini, afghani, sudanesi, albanesi, romeni e italiani. Tutti soggetti in possesso di contatti con gli scafisti, che consentivano loro di conoscere quali sbarchi che sarebbero avvenuti sulle coste siciliane o pugliesi, in modo da poter intercettare i profughi e dirottarli verso Milano. Da li venivano poi dirottati verso le frontiere italiane, per spostarsi in Europa.
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