Cronaca

Pappagallo ucciso da pallonata La stima dei danni sale. Una femmina era già morta nel 2013

Nella foto, gli ultimi nati della coppia di pappagalli

Si discuterà il 28 novembre, in sede civile, il caso, trattato anche dalle cronache nazionali, del risarcimento di 150mila euro chiesto da un allevatore di Vailate per la morte del suo raro pappagallo, colpito da una pallonata e morto per lo spavento. L’udienza era programmata per oggi, ma il giudice ha rinviato a fine mese. Antonio Pirovano, l’allevatore, ha portato in tribunale la società sportiva del paese. Tra l’allevamento e la società c’è una rete che separa le voliere e il campo di calcio della polisportiva. Due anni fa il suo rarissimo pappagallo, esemplare della specie dell’Ara Chloroptera, era morto di infarto a causa di una pallonata. Ora Pirovano chiede i danni, e vuole un maxi risarcimento di 150mila euro.

Tra i documenti in possesso dell’allevatore, anche la relazione stilata il 5 febbraio del 2015 da Pierfrancesco Bertoni, direttore sanitario del Veterinary Health Center di Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia. Secondo l’esperto, “il danno è da quantificare in 4.000-4.500 euro per un maschio adulto fertile di Ara Chloroptera di non meno di 12-13 anni, oltre alla perdita di una produzione media annuale di 3-4 baby di Ara Chloroptera che hanno un valore medio di mercato di 1.800-2.000 euro ciascuno”. Il veterinario, nella sua relazione, sottolinea che il pappagallo era “un riproduttore maschio accoppiato da diversi anni con una femmina”. Femmina che, secondo l’allevatore, a causa del forte trauma subito ha smesso di riprodursi. La coppia di animali produceva mediamente 4 piccoli all’anno. “Sono conosciute”, scrive il veterinario, “le grandi difficoltà nel sostituire il maschio, dato che questi pappagalli sono tendenzialmente monogami e la loro produzione viene mantenuta sino ad 80 anni circa”. Tornando ai numeri elencati da Bertoni, “la coppia riproduttiva avrebbe riprodotto nella peggiore delle ipotesi almeno per 40 anni circa”. Senza contare che “la perdita del riproduttore maschio diviene di maggiore importanza economica in virtù del fatto che si tratta di una attività imprenditoriale a titolo principale”.

“Non ne posso più”, ha detto Antonio Pirovano, che, sempre per colpa di una pallonata, il 25 luglio del 2013 aveva già perso un esemplare femmina di 12 anni di Ara Maracana. “Nessuno ha mai fatto nulla”, si è lamentato l’allevatore, che nel 2013 aveva scritto lettere al Comune e al comando della polizia locale. “Dal mese di luglio del 2013”, scriveva Pirovano, “ogni mattina successiva alle partite del torneo trovo sulle gabbie dell’allevamento 2 o 3 palloni sfuggiti all’inadeguatezza della protezione del campo stesso. La conseguenza di tale incuria alle misure di custodia e di sicurezza del campo sportivo ha avuto delle ripercussioni negative sugli animali del mio allevamento che rifuggono terrorizzati alla vista di un qualunque pallone”.

Nella notte del 25 luglio a Pirovano era già morta per infarto una femmina di Ara Maracana. “Un esemplare rarissimo”, si legge nella lettera dell’allevatore, “in quanto specie di fauna minacciata di estinzione per la quale è obbligatorio denunciarne la nascita”. Da qui la richiesta che fossero adottate misure di protezione e di sicurezza “ritenute più idonee alla custodia del centro sportivo”. “Il mio interesse primario”, scriveva l’allevatore, “è di far tornare gli animali a vivere nell’ambiente tranquillo che era stato scelto per loro, ma non nascondo che il danno patrimoniale subito non si limita al valore dell’animale, stimato in 2.000 euro, ma deve considerare anche il lucro cessante causato dalla prematura morte di una femmina riproduttrice che avrebbe potuto avere una speranza di vita di ulteriori 20 anni e riprodurre mediamente altri 80 esemplari”.

“E’ più di 20 anni che subisco perdite di riproduttori”, ha concluso Pirovano. “Non è mai stato fatto nulla per impedirlo. Non ho niente contro il centro sportivo, però vorrei rispetto per il mio lavoro e per i miei animali”.

Sara Pizzorni

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