Tre casi di intossicazione per consumo di funghi chiodini
Sono stati cucinati senza la preventiva modalità di trattamento finalizzata a renderli commestibili e ad eliminare la tossina termolabile ed idrosolubile che provoca l’intossicazione.
Nel fine settimana scorso, si sono verificati tre casi d’intossicazione (due registrati presso l’ASST di Crema ed uno presso la ASST di Cremona) per consumo di funghi spontanei “Armillaria mellea”, meglio conosciuti come “Chiodini”, cucinati senza la preventiva modalità di trattamento finalizzata a renderli commestibili.
Questi funghi, infatti, contengono una sostanza tossica termolabile (che viene distrutta dal calore) ed idrosolubile (che si scioglie in acqua), che se ingerita può provocare sintomi gastroenterici (nausea vomito diarrea) con conseguente ricovero presso il Pronto Soccorso.
La corretta procedura da attuare prima del consumo di questi specifici funghi, per eliminare la sostanza tossica, è quella di recidere i gambi al di sotto dell’anello, lavarli, farli bollire per almeno 20 minuti in pentola scoperta con acqua e sale, scolarli e sciacquarli abbondantemente con acqua corrente. L’acqua di bollitura non deve essere riutilizzata perché contiene la tossina termolabile ed idrosolubile che provoca l’intossicazione.
Si raccomanda inoltre di sottoporre al controllo degli ispettori micologi della ATS tutti i funghi spontanei raccolti per determinarne la commestibilità e per avere informazioni sulle corrette modalità di conservazione, di preparazione.