Gli auguri vescovo: 'Allarghiamo lo sguardo all'universalità della salvezza'
È bello e festoso l’augurio pasquale della liturgia orientale: “Entrate tutti nella gioia del Signore nostro; primi e secondi, ricevete la ricompensa; ricchi e poveri, danzate insieme; temperanti e spensierati, onorate questo giorno: abbiate o no digiunato, rallegratevi oggi! Nessuno pianga la sua miseria: il regno è aperto a tutti. Nessuno si rattristi per i suoi peccati: il perdono si è levato dal sepolcro. Nessuno tema la morte: ci ha liberati la morte del Salvatore”. È un invito colmo di grazia e di luce, e mi piace utilizzare queste parole per abbracciare tutti nell’augurio di una Santa Pasqua.
Ma non posso dimenticare che proprio quell’Oriente che canta così la gioia pasquale vive ormai da troppo tempo la Pasqua solo sul versante della Passione: per i cristiani in Egitto, in Siria, in Iraq, in India e in tante altre parti del mondo, la Pasqua si ferma al Venerdì santo; e non penso solo ai cristiani, ma anche ai tanti, ai troppi – donne e uomini di ogni stirpe, lingua e credenza – che non possono vedere nella loro vita i segni della creazione nuova, inaugurata da Cristo morto e risorto, ma conoscono solo le ombre della morte.
Quest’anno, come succede di tanto in tanto, per grazia di Dio tutti i cristiani, d’Oriente e d’Occidente, celebreranno la Pasqua nella stessa data: ragione di più per viverla allargando l’orizzonte del nostro sguardo alle dimensioni universali della salvezza che Dio ci dona. Così, mentre ci scambiamo l’augurio pasquale, apriamo il pensiero e la preghiera, la solidarietà anche ai perseguitati, alle vittime, agli esclusi: Gesù è stato
uno di loro, e non possiamo celebrare la sua Pasqua ignorando coloro con i quali Egli si è identificato. Potremo così aiutarci gli uni gli altri ad accogliere e far germogliare la buona notizia che i cristiani osano ancora annunciare: Cristo, mia speranza, è risorto!
Buona Pasqua a tutti.