Economia

Giovani e mercato del lavoro, quella piaga chiamata inattività

Nel 2015, 7 giovani su 10, tra i 15 e i 24 anni, non avevano un lavoro e non lo cercavano. Il numero degli inattivi continua ad aumentare, soprattutto tra le femmine. E questo andamento potrebbe rimanere costante anche per i prossimi anni.

I giovani della provincia di Cremona sono sempre più scoraggiati. Diminuiscono le opportunità lavorative e così anche la fiducia verso il mercato del lavoro. Molti giovani smettono addirittura di cercare un’occupazione: nel 2015, 3 ragazzi su 4 con un’età tra i 15 e i 24 anni non lavoravano e non cercavano lavoro. Le statistiche considerano queste persone inattive, cioè che non rientrano nella “forza lavoro” – ovvero occupati e disoccupati. E negli ultimi anni il loro numero è andato aumentando.

Premessa: i giovani inattivi non sono mai stati così numerosi. In Italia nel 2004 rappresentavano poco più del 64% della popolazione giovanile; in provincia di Cremona il 54,5%. Tassi così alti possono essere in parte spiegati dal fattore anagrafico: tra i 15 e i 24 molti studiano e non lavorano, dunque rientrano tra le non forze di lavoro. Inoltre, la carriera scolastica tende ad allungarsi e la permanenza dietro ai banchi di scuola e all’università spinge sempre più là l’entrata nel mondo del lavoro.

Tuttavia questa tendenza non basta a spiegare né a giustificare numeri così consistenti. Tra il 2005 e il 2015 la quota di giovani inattivi in provincia di Cremona è passata dal 56,9% al 75,8%. Considerando l’ultimo anno, in 12 mesi la percentuale di inattivi è cresciuta dell’8,7%. Si tratta di circa 2500 ragazzi – per dare un’idea, 400 in più del numero di immatricolati totali nell’anno 2014/2015 nelle 5 università con sede a Cremona e Crema – cioè 15 volte tanto l’aumento della popolazione scolastica degli istituti superiori provinciali.

La condizione di inattività colpisce il 78,3% delle ragazze e il 75,3% dei coetanei maschi. È una differenza che persiste nel tempo, e si è acuita durante i primi anni di crisi: quando nel 2010 6 maschi su 10 risultavano inattivi, le femmine erano già oltre quota 7. Ciò è dovuto in parte alla struttura del mercato del lavoro provinciale; le cose non cambiano quando si considera il tasso di inattività totale: il 30% registrato nel 2015 media tra il 21,9% dei maschi e il 38,3% delle femmine.

Le difficoltà del mondo giovanile diventano ancora più evidenti se paragonate alle altre fasce d’età. Mentre i più giovani negli ultimi 3 anni hanno scontano l’impennata degli inattivi, il tasso delle persone tra i 25 e i 34 anni si è ridotto di oltre 4 punti percentuali, passando dal 18,3% al 14%. La classe 35-44 è rimasta stabile attorno al 12% (salvo nel 2014, quando è scesa al 10,8% di inattività), mentre i 45-54enni sono scesi dal 15,6% al 14,1%. Meglio di tutti hanno fatto i meno giovani, costretti a rimandare la pensione: nel giro di 36 mesi gli under 64 hanno abbattuto il tasso di inattività dal 57% al 52,4%. Con tutta probabilità, il ricambio generazionale dovrà attendere.

Stefano Zaninelli

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...