Cronaca

‘Lega predona’, per
gli scontri in piazza
tutti assolti i dieci imputati

Erano finiti in 10 a processo, e oggi tutti sono stati assolti dal giudice Francesco Beraglia dalle accuse di aver organizzato e promosso una riunione in piazza Duomo a Crema omettendo di avvisare le autorità competenti, di non aver arretrato e sgomberato la piazza in seguito agli ordini intimati dalla forza pubblica e di radunata sediziosa.

I fatti contestati risalgono al 27 aprile del 2012, la sera delle contestazioni di un gruppo di appartenenti ai centri sociali e al movimento No Tav nei confronti della Lega Nord nell’ambito della campagna elettorale per le elezioni amministrative. Tutto era cominciato poco dopo le 21, quando il Senatur Umberto Bossi era arrivato a Crema a sostegno del candidato sindaco Alberto Torazzi. Ad un certo punto, da vicolo Marazzi una trentina di attivisti della sinistra antagonista cremasca e un gruppo di appartenenti al centro sociale Kavarna di Cremona aveva fatto irruzione in piazza, fendendo in due ali i circa 300 leghisti in attesa del comizio di Bossi. I manifestanti avevano srotolato uno striscione dal tono inequivocabile: “Lega predona a casa nostra”, sventolato una bandiera No Tav ed esposto un pezzo di cartone con la scritta “Bo$$i sei più in forma che intelligente”. Sulla base delle riprese della polizia scientifica e delle immagini del sistema di videosorveglianza, la maggioranza dei manifestanti era stata identificata, trattandosi peraltro di militanti abituali frequentatori dei centri sociali di Cremona e del cremasco.

Per tutti, assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Per quanto riguarda la contestazione di non aver avvisato le autorità competenti, l’avvocato della difesa Sergio Pezzucchi ha argomentato che si trattava di una contestazione “che riguardava solo i promotori, mai stati identificati”, ed ha aggiunto che “partecipare ad una manifestazione con atteggiamento critico non è reato”. Per l’accusa di radunata sediziosa, invece, il legale ha spiegato che “la Costituzione ha ristretto il concetto, riportandolo ad una ribellione nei confronti delle istituzioni con atti che pongono in pericolo l’ordine pubblico”. “In questo caso, però”, ha specificato l’avvocato, “si trattava solo di una contestazione, quindi non c’erano i presupposti per il reato di radunata sediziosa”.
Per gli imputati, il pm aveva chiesto l’assoluzione per tutti dal reato di adunata sediziosa, mentre la condanna per gli altri capi di imputazione a tre mesi di arresto e 200 euro di ammenda. 100 euro in più per il solo imputato che aveva in più anche il reato di accensioni ed esplosioni pericolose per aver acceso un candelotto fumogeno, procurando pericolo.

A suo tempo, nei confronti dei  coinvolti, il gip Guido Salvini aveva emesso 12 decreti penali di condanna, che prevedono pene tra i sei e i novemila euro. In dieci si erano opposti, affondando quindi il giudizio; ad uno il decreto non era stato notificato in quanto all’estero, mentre un altro non aveva fatto opposizione, uscendo dal procedimento con un’ammenda.

Sara Pizzorni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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