Cronaca

“Devo la vita a Ernesto May”
La memoria del sopravvissuto

In prima pagina, lo svelamento del bassorilievo

Qui sopra i sindaci presenti questa mattina

CREMA – Svelato il bassorilievo offerto dal settimanale il Nuovo Torrazzo alla città, a futura memoria dei due cremaschi deportati nei lager nazisti e mai più tornati e scolpito da Fidia Toffetti. Questa mattina alle 11.30 con una insolitamente folta presenza, il monumento è stato svelato da don Giorgio Zucchelli, direttore del settimanale e dal vice sindaco Angela Beretta, che sostituiva il primo cittadino, a casa per i postumi dell’operazione al ginocchio. Inno italiano, Silenzio fuori ordinanza, svelamento del monumento ma il momento più forte ed emozionante è stato quello che ha visto Guido Assan raccontare la sua avventura e ringraziare l’orefice cremasco Ernesto May che, insieme a don Francesco Bossi, ha salvato la sua vita e quella della sua famiglia. “Siamo scappati da Milano nel settembre del ’44 – ha raccontato con un velo di commozione e di tristezza Assan – quando i nazisti cercavano gli ebrei. Mio padre portò la famiglia sul lago, in un albergo. Arrivarono anche lì i nazisti e decidemmo di andare da un’altra parte, ma perdemmo il treno. E quella fu la nostra fortuna, perché il mattino seguente proprio là tutti gli ebrei furono arrestati e deportati. Arrivammo a Crema e don Bossi, arciprete della cattedrale, ci nascose in una cantina. Non avevamo nulla. Ma un cremasco generosissimo, Ernesto May, veniva a portarci da mangiare, da bere, i vestiti. Per quattro mesi. Poi fuggimmo, riuscendo a riparare in Svizzera. Ma quei mesi furono terribili. Ricordo che tutti volevano denunciarci, per riscuotere la taglia di 5000 lire. Quando tutto fu finito, cominciai a lavorare a Cremona. Passavo tutti i giorni da Crema e avrei voluto fermarmi tante volte, Ma arrivavo alle sei del mattino e tornavo dopo le 20. Quando decisi di andare a ringraziare quell’uomo, trovai la figlia che mi comunicò che Ernesto May era morto. Ma Ernesto May è stato messo nei Giusti tra le nazioni. A lui va sempre il mio pensioro e il mio ringraziamento”. Tutto il resto conta poco.

Pier Giorgio Ruggeri

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