Politica

La grande sfida di Renzi
è partita. Ce la farà?

La grande sfida di Renzi è partita. Troverà i denari e gli “appoggi” per farcela?  Cioè  dare fiducia al popolo ed agganciare la crescita? Il segretario-premier sa che l’impresa è difficile, tutta in salita.  Però  ha  già messo le mani avanti dicendo che i conti si faranno in autunno. E se saranno in rosso è pronto a ritirarsi.

Intanto i sondaggi lo premiano. Dopo la “sparata” della presentazione del Def  (“Documento economico e finanziario), dopo i provvedimenti annunciati alla vigilia di Pasqua tra cui il famoso bonus da 80 euro,il taglio delle municipalizzate e la revisione del programma di acquisto dei caccia F35 (risparmieremo 150 milioni), Renzi sale nelle stime dei sondaggisti. Perché, dicono i guru del ramo, “dopo anni di limbo, Matteo sta portando il Pd a fare qualcosa di sinistra”. Aggiunge Roberto Weber, direttore dell’istituto Ixè: “C’è dell’altro. Renzi ha fatto vedere la discontinuità, tanto o poco che sia, e al centro ha messo l’aiuto economico  ai soggetti deboli, il primo dopo tanto tempo. Questo unito al cambiamento di stile e all’impressione che ha dato di non guardare in faccia a nessuno,paga”. La fiducia infatti  è salita oltre il 50 per cento.

D’accordo.  Epperò anche  i nemici aumentano. E sono tanti. Tanti e tosti. In testa ci sono le banche colpite dalla manovra.Gli hanno già inviato un messaggio,gli hanno detto “serve un ripensamento”. Antonio Patuelli, presidente dell’ABI, ha già lanciato il suo grido di dolore: “Il peso del Fisco è diventato insostenibile”. Finirà che le banche stringeranno ancor più  l’erogazione del credito. Paga sempre Pantalone. Poi ci sono i manager pubblici, li ha “stangati” pure Padre Cantalamessa, il predicatore del Papa, la sera del Venerdi Santo. Ha detto che i maxi stipendi sono uno scandalo, ha sostenuto che il denaro è ormai un “idolo per antonomasia”, più di Satana “il vero nemico,il concorrente di Dio in questo mondo”. Papa Bergoglio è stato chiaro: “Il male non avrà l’ultima parola”.  Ma quelli non molleranno tanto facilmente.

Poi ci sono i magistrati.Non vogliono tagli e brontolano. Renzi  ha cercato di parare il colpo dicendo “io non commento le sentenze, loro non commentino le leggi”. Matteo è deciso a tener duro confermando il tetto massimo agli stipendi dei giudici. Ma chi prende 311 mila euro all’anno non accetta di scendere a 240mila. E’ una “sforbiciata” di 71mila euro, quasi 6mila al mese. Il  sindacato delle toghe è già insorto, è sulle barricate al grido “dobbiamo difendere interessi e indipendenza della categoria”.  La vedo brutta. L’elenco dei “nemici” è corposo. Ci sono anche i sindacati,  spesso snobbati, temono di contare sempre meno e di perdere il lavoro. Ci sono pezzi importanti del cosiddetto mondo politico sempre più insofferenti di fronte alle unghie del Rottam’attore. Per non parlare dei sindaci e dei governatori di Regione che stanno cercando di capire quanto dovranno sborsare. Sono già pronti alla rivolta. Fassino e Zingaretti sono più neri di un prete del Gabon in una notte illune.

E poi ci sono quei due: Grillo e Berlusconi. Grillomao cresce nei consensi e nei sondaggi, l’ex Cav vede la rimonta e si dice certo del successo alle Europee,sta già preparando l’offensiva mediatica, scatterà il 5 maggio. Alfano è alle corde, i  senatori NCD lo hanno scaricato.  Le turbolenze aumentano, il quadro generale si fa più confuso, Re Giorgio è pronto a lasciare (lo farà dopo il semestre europeo). La corsa per il Colle è già partita, in lizza ci sono pure Veltroni, Prodi, Rodotà e Giuliano Amato. Se la campagna elettorale non sarà convincente registreremo un assenteismo da primato. Ed altre sorprese.

Enrico Pirondini

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