“Per la giunta voto 5”
Tempo di bilanci
e di dimissioni in bianco
per il Movimento 5 Stelle
Il bilancio di quanto fatto e le dimissioni firmate il bianco. Così i consiglieri del Movimento 5 Stelle, Cristian Di Feo e Alessandro Boldi salutano i primi venti mesi di amministrazione Bonaldi. Tirano le somme e danno voti, alla giunta e alla maggioranza consiliare. “La giunta? Insufficiente, dal cinque in giù. Troppe tasse e nessun taglio delle spese nel bilancio”. Insufficiente anche la maggioranza, “poco propositiva e in grado solo di portare avanti quanto proposto dalla giunta”. Tempo di bilanci, quindi, non solo per la maggioranza, ma anche per il loro operato di una anno mezzo. Operato che sarà giudicato dai loro elettori il giorno della remissione del mandato. Dimissioni firmate in bianco pronti a sottomettersi ai cittadini elettori del Movimento 5 Stelle e nel caso a lasciare il posto a qualcun altro se il loro operato non fosse stato gradito. “Abbiamo – esordiscono – pagato l’inesperienza all’inizio, ma dobbiamo anche dire di essere stati propositivi. Senza, però, spesso trovare dall’altra parte collaborazione piena”, dicono, specificando di essere in opposizione solo logisticamente, ma di lavorare in linea con il programma: “Se una proposta è in linea con il nostro programma la votiamo indipendentemente da chi l’ha fatta, maggioranza o minoranza che sia”. E poi via con una carrellata di proposte fatte, di risultati ottenuti e di porte chiuse da parte di una maggioranza che poi si sarebbe fatte proprie progetti e proposte. Dal consiglio comunale in streaming, agli atti del consiglio pubblicati, fino alla riduzione dei premi ai dirigenti. Questo quanto ottenuto insieme alle mozioni contro la ludopatia, l’omofobia, i verbali del Cda della Fondazione San Domenico. E a fianco una serie di progetti come quello Smart City, che “l’assessore Giorgio Schiavini si è fatto suo, presentandolo al bando Telecom come se fosse un progetto coniato dalla giunta, dimenticandosi di noi”. Oppure l’emendamento per aumentare l’Imu alle case sfitte, portato avanti anche da Rifondazione Comunista sui giornali, ma respinto poi, anche da Rifondazione stessa in consiglio. “Tutto questo – concludono – ci dice che nonostante la poca esperienza, qualcosa di buono abbiamo messo sul tavolo”. Ora la parola agli elettori nel cosiddetto “Recall day”.
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