Economia

Metalmeccanico, ‘peggio di così non si può’
Dalla Bosch alla Faital tagli al personale

Dalle grandi alle piccole, non migliora la situazione delle aziende del settore metalmeccanico del Cremasco. Una situazione che, purtroppo, non solo non vede vie di uscita da questa congiuntura, ma che “non può peggiorare, perché più in fondo di così è impossibile andare”. Commento drammatico per il lavoro nel territorio quello del sindacalista della Fiom, Massimiliano Bosio, protagonista in questi giorni di trattative con grandi e piccole aziende, che non fanno gran notizia, ma che continuano a usare ammortizzatori sociali e a diminuire personale. Uno, due licenziamenti per azienda, casse integrazioni ordinarie, straordinarie o in deroga: ammortizzatori che sommati coinvolgono migliaia di persone nel territorio.
E la settimana per il sindacato sarà impegnativa con incontri in due delle aziende del territorio travolte in questo periodo da problemi che hanno portato le rispettive dirigenze ad aprire procedure di mobilità.
La prima la Bosch di Offanengo che avrebbe aperto una procedura di mobilità incentivata e volontaria per 25 dipendenti. I particolari della questione non sono ancora stati resi noti dalle parti sociali in attesa del confronto con i dipendenti. “I dettagli li forniremo quando avremo parlato con i dipendenti. Per il momento posso dire che è stata aperta una mobilità incentivata e volontaria per 25 persone che intendono agganciarsi alla pensione o che hanno altri progetti. Si tratta di una diminuzione di personale in vista delle prospettive soprattutto del prossimo anno, il 2014, che è considerato critico dall’azienda. La Bosch – prosegue Bosio – va di pari passo con il mercato dell’auto, e nonostante stia sviluppando nuovi progetti, il 2014 sarà critico, e inoltre l’azienda sa di non poter più garantire i livelli occupazionali degli scorsi anni. Cosa succederà difficile dirlo, in quanto la visibilità sul futuro è al massimo di qualche mese. Certo che per la prima metà del 2014 dopo questa riduzione di personale, non dovrebbe far ricorso a cassa integrazione. Per la seconda metà non si sa”.
Incontro fissato anche con la Faital, azienda di altoparlanti di Chieve, con la quale la discussione è molto tesa. “L’azienda ha fatto qualche passo avanti verso le nostre richieste, in settimana vedremo cosa succede e cosa diranno i lavoratori”. L’azienda aveva annunciato l’intenzione di ridurre il personale di 26 unità, e di portare il restante (80 ora i dipendenti) a otto ore lavorative. Ora alcuni dipendenti lavorano 5,40 ore al giorno. Una proposta non accettata da sindacato e lavoratori, tanto che la dirigenza aveva annunciato comunque licenziamenti entro il 23 dicembre e ventilato la possibilità di trasferire all’estero la produzione in caso qualche lavoratore avesse impugnato il licenziamento. Ora pare che la tensione stia diminuendo.
Per il resto la situazione non è delle migliori in nessuna delle grandi aziende: dalla Koch dove è aperta la cassa straordinaria e la procedura di mobilità, all’Ametek in cassa integrazione dopo aver usufruito anch’essa della mobilità.
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