Cronaca

Donna 41enne
molestava ex collega,
a processo per stalking

Ne controllava quotidianamente gli spostamenti, pedinandolo e appostandosi nei pressi della sua abitazione, nascondendosi in mezzo alle auto in sosta. A processo per il reato di stalking c’è una donna di 41 anni, Arianna, residente nel cremasco, accusata di aver molestato Roberto, 40 anni, un ex  collega di lavoro, “provocandogli  un perdurante stato d’ansia, tale da generare un fondato timore per la propria incolumità”. La procura contesta alla donna l’aggravante di “aver commesso il fatto dopo l’ammonimento del questore di Cremona”, provvedimento emesso il primo settembre del 2009. I fatti sarebbero andati avanti fino al 30 giugno del 2012.

I due si erano conosciuti nel 2001 sul luogo di lavoro. “Eravamo vicini di postazione”, si legge nell’esposto presentato da Roberto. “Era una ragazza che si estraniava da tutto e tutti. A me dispiaceva, così cercavo di spronarla e di coinvolgerla nei discorsi, anche semplicemente concedendole un saluto e niente di più”. Dall’azienda, Roberto si era poi licenziato per sposarsi nel 2004 e andare a vivere a Crema. “Nel 2005”, ha raccontato, “uscendo da casa dei miei genitori, rividi Arianna seduta sul muretto della via quasi di fronte alla casa dei miei. Si rivolse a me dicendomi che le ero mancato e che mi amava. Rimasi di stucco. Dal suo atteggiamento capii che non stava bene, le spiegai che io non ero interessato, quindi la invitai a farsi la sua vita”. La donna, però, era riapparsa ancora davanti alla casa dei genitori di Roberto. Aveva cercato invano di ottenere il numero del suo cellulare e allo stesso Roberto era capitato di vederla passare in macchina “e fare per due o tre volte avanti e indietro nella via”.

Tra il 2006 e il 2007, epoca in cui il 40enne si era trasferito, lui l’aveva vista camminare a piedi “con aria smarrita e lo sguardo in alto verso i  citofoni delle abitazioni”. Nel 2009 il fratello di Roberto l’aveva notata seduta sopra un muretto di fronte a casa sua, mentre il faccia a faccia con la vittima, che nel frattempo era tornata a vivere a Crema, era avvenuto il 25 luglio di quello stesso anno. “Lei sorrise ma io tirai dritto”. Arianna, però lo aveva seguito fino a casa. “Le chiesi a distanza cosa continuasse a fare avanti e indietro, e lei mi rispose che quello era un luogo pubblico, così le dissi che se non la smetteva avrei chiamato la polizia”. La stessa giornata, alla sera, dalla terrazza della sua abitazione Roberto aveva notato Arianna entrare dal cancello e avvicinarsi seguendo il perimetro del condominio. Inutili le richieste del padrone di casa di allontanarsi. Lei non ne voleva sapere. Si era messa di fronte al cancello impugnando le sbarre e dicendogli che lo amava. Nella notte, poi, Roberto e la moglie si erano accorti che la finestra del salotto era sollevata.“Da allora mia moglie”, ha spiegato Roberto nell’esposto, “per timore di questa donna non è più riuscita a riposare”. La donna era all’ottavo mese di gravidanza.

Il 27 luglio del 2009 ancora un episodio. Verso le 22 la coppia di sposi aveva visto Arianna fare avanti e indietro nella via. A quel punto Roberto aveva chiamato la polizia. Agli agenti, il 40enne aveva raccontato delle molestie, del fatto che ritenesse la donna un pericolo per sé e per la sua famiglia e di essere stato costretto a cambiare le sue abitudini di vita.

Il processo entrerà nel vivo il prossimo 16 dicembre.

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