Economia

Il ritorno dei mestieri tradizionali
Da disegnatore industriale ad apicoltore

Come disegnatore industriale, con laurea del Politecnico, aveva un impiego fisso, alle dipendenze di un’azienda del cremasco. Un lavoro a tempo indeterminato, un sogno per molti di questi tempi. Tutto bene fino a quattro anni fa, quando Gabriele Nichetti, allora 36enne, si è reso conto che le giornate davanti ad un computer erano tutte uguali e il ritmo delle stagioni non lo riconosceva più. E così ha deciso di trasformare in professione quello che era il suo hobby, allevatore di api. L’esperienza personale di Gabriele, titolare dell’apicoltura “Fiore del Moso” a Vergonzana, è esemplare del revival dei mestieri tradizionali. Molti li intraprendono mettendosi in proprio perchè licenziati, per Gabriele invece è stata una scelta ponderata. “Il mio era un lavoro bello, ma via via mi rendevo conto che le stagioni passavano ed io ero sempre in ufficio. Così ho pianificato l’avvio di un’attività in proprio, trasformando in lavoro quello che era un hobby e realizzando al tempo stesso il desiderio di mettermi in proprio. Ho iniziato gradualmente, prima di licenziarmi, acquistando due famiglie di api. Poi, con l’aumentare delle vendite ho cercato di ampliare il più possibile il numero di alveari per aumentare la produzione”. A quattro anni di distanza, reinvestendo i guadagni in attrezzature sempre più professionali, Gabriele può dire di esserci riuscito. Il miele prodotto dalle sue api, che ha da poco ricevuto la certificazione biologica, viene venduto attraverso vari canali: la vendita diretta in azienda, i mercati tra cui quelli di Campagna Amica di Coldiretti; un giro sempre più vasto di botteghe. “Sto iniziando anche la vendita elettronica afferma Gabriele, “ma devo dire che da solo non ce la faccio a starci dietro”. Anche per questo l’anno prossimo l’azienda potrebbe ampliarsi con un coadiuvante.
“Non è stato facile – spiega ancora Nichetti – I primi due anni ho vissuto della liquidazione dal precedente lavoro. La scelta di licenziarsi da un posto fisso non è semplice, l’ho fatto anche perchè allora non avevo famiglia”. Da due anni invece è sposato e presto sposterà il suo laboratorio fuori dal centro cittadino di Crema, in via Capergnanica, in uno spazio affittato all’interno di una cascina. Contrariamente ad altri giovani che tornano alla terra perchè questo è il mestiere di famiglia, Gabriele è partito da zero. Nessuno in famiglia possedeva terre, nessuna vocazione ereditaria da agricoltore. “E’ sicuramente più facile fare una scelta come la mia nel campo dell’apicoltura, rispetto ad impiantare una nuova attività agricola o zootecnica, per questo lo fanno in molti”.

LA CRISI E IL RITORNO ALLA TERRA

La crisi economica sta spingendo più persone verso i lavori agricoli? Segnali contraddittori provengono dai dati nazionali, dove da un lato si segnala l’incremento costante degli iscritti nelle facoltà e nelle scuole superiori di Agraria, ma dall’altro le ultime rilevazioni Istat mostrano segnali di crisi occupazionale anche tra i campi e nelle stalle. Stando a quanto dicono i dati del secondo trimestre 2013, c’è stato un calo sia tra i lavoratori dipendenti (-9,4 per cento) che tra quelli indipendenti (-10,7 per cento), tanto nel nord Italia (-14,8 per cento) quanto nel sud (-11,3 per cento). Le regioni del centro al contrario crescono (+8,7 per cento). Coldiretti attribuisce questa diminuzione anche al maltempo, con un andamento climatico disastroso nella prima metà del 2013, che ha provocato danni superiori al miliardo alle coltivazioni.

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