Stoccaggi e terremoti
Comitati all’attacco: “Rischio sismico
in quasi tutta la provincia”
‘Il pericolo terremoti c’è, lo dice il Ministero’. Dopo i tre eventi sismici verificatasi nella Pianura Padana, nei territorio di Lodi, Brescia e Milano, i comitati No Triv e NoGasaran tornano a far sentire la loro voce e a mettere in evidenza le paure per il rischio di sismicità indotta causata dagli impianti di stoccaggio gas. La denuncia parte da Ezio Corradi, Enrico Duranti e Giacomo Cangini, membri attivi del comitato NoGasaran nato a Sergnano qualche mese fa. “La domanda è una: cosa vogliono fare gli enti locali ora che il Ministero dell’ambiente ha stabilito la possibilità di sismicità indotta pari a 3 gradi nel raggio di dieci chilometri dallo stoccaggio di Sergnano, così come per quello di Bordolano? Nel cremasco si sovrappongono le aree a rischio di Sergnano e di Ripalta Arpina e tutte e due vanno a sfiorare le zone sismiche ITCS002 e ITS104, che comprendono Crema e l’area di Romanengo. Ora cosa faranno gli enti locali per tutelare i cittadini? Quando saranno fatti i piani di emergenza esterna, visto che si tratta di impianti a rischio incidente elevato?”, ha esordito Corradi. Duranti ha poi ricordato che dopo anni il Ministero ha confermato i loro dubbi parlando di sismicità indotta, “ad un livello, dice Duranti, che corrisponde al fondo del pozzo, cioè tra il 1800 e i 2000 metri di profodità”.
Infine è toccato a Cangini lanciare un appello alle amministrazione locali perché li aiutino a interloquire con chi deve porre rimedio a questa situazione: il ministero dell’Ambiente e la Prefettura. Una mano è arrivata da Mario Lottaroli di Rifondazione Comunista che ha promesso un impegno per coinvolgere il sindaco di Crema e far convocare una conferenza dei sindaci del territorio per mettere in campo iniziative e per coinvolgere sia la Provincia che la Regione.
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