Cronaca

Alessandro Costa, ultimo addio
tra lacrime e ricordi indelebili

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Un doloroso silenzio ha abbracciato la comunità della parrocchia di Cristo Re, che si è radunata per dare l’ultimo saluto ad Alessandro Costa, stroncato a soli 35 anni da un male improvviso.

La gente è iniziata ad arrivare alla spicciolata, mentre un altoparlante diffondeva il rosario. Centinaia di persone si sono radunate sul sagrato della chiesa, dove sono state posizionate delle panche, per chi non ha trovato posto all’interno; un silenzio quasi innaturale riempie l’aria. A parlare sono i volti, rigati di lacrime, l’incredulità ancora palpabile per una morte che non trova spiegazioni.

Tantissime le persone che si stringono attorno al dolore della famiglia, dai volontari della Croce Rossa ai tanti esponenti del mondo sportivo cremonese e della scuola, amici, e allievi. All’arrivo del feretro la gente è talmente tanta da riempire tutta la chiesa e tutto il sagrato. Perché la morte di un giovane non può passare inosservata. Soprattutto un ragazzo come Alessandro, che tutti amavano e apprezzavano, buono e altruista. Un giovane che, come dice il parroco, don Giulio Brambilla, aprendo la celebrazione, “era un insegnante capace e attento alle fragilità”.

Molto sentita l’omelia del sacerdote che, esprimendo la propria vicinanza alla famiglia, per un dolore che svuota di tutto, sceglie di trovare parole di conforto. “Ci chiediamo come può essere possibile per noi, per la compagna Greta, per il piccolo Leonardo, per la sorella Valentina, per la mamma Elena, per tutti i parenti, vivere un evento così tragico senza perdere l’amore per la vita. Verrebbe solo voglia di piangere. Ma dobbiamo trovare qualche parola di speranza”.

La speranza portata dalla consapevolezza che “Ora Alessandro è nelle mani di Dio“. Don Giulio ricorda quanto il giovane abbia fatto per la comunità, e come abbia svolto il proprio ruolo nello sport e nella scuola con entusiasmo e competenza.

La cerimonia si è conclusa con la testimonianza di Attilio Cavalli, direttore sportivo del Chieve, ricorda l’entusiasmo di Alessandro in campo e negli spogliatoi, e il sorriso che aveva per tutti. “Dimenticare è impossibile” dice. “Alessandro è una persona che ha unito profondamente. Ognuno di noi ha potuto condividere con lui momenti unici. Ale aveva leadership, era carismatico. È arrivato da noi l’estate scorsa, entrando in scivolata. Era uno che si faceva sentire, sempre positivo, dava una mano a tutti. Ma ciò che più ci ha colpito è stato il sorriso, che ha sempre avuto. E questo grazie soprattutto alla sua famiglia. Era il sorriso di chi stava bene ed era in pace con ste stesso. E ora è nostro dovere mantenere il suo ricordo e il colore che ci ha portato”

Sul pulpito sale poi la mamma di Alessandro, Elena, per leggere due lettere che alcuni ragazzi seguiti da lui nella scuola e nel sociale hanno voluto indirizzare a suo figlio, Leonardo.

“Ciao Leo, leggerai questa lettera quando sarai più grande. Avevi un padre magnifico con un cuore enorme. Mi ha aiutato molto nella scuola e in generale. Era un figo, e le prof erano tutte innamorate di lui. Aveva tantissima pazienza. Avevi un padre favoloso, il padre che ogni figlio merita”.

“Ciao Leo, ti voglio parlare di tuo padre, che era il mio educatore. Era un grande uomo, attivo nel sociale.  Mi ha salvato l’anno in 3 media. Sento la sua mancanza. Ma purtroppo ogni persona ha il suo destino e non può essere cambiato”.

Due testimonianze toccanti, a cui seguono applausi, lacrime e singhiozzi.

Infine Elena, con la voce rotta, stretta nell’abbraccio del marito, ringrazia tutti i presenti “per la vicinanza e per averlo ricordato. Sapevamo che Ale era amato e conosceva tante persone ma non sapevamo fossero così tante”.

Con queste parole e la benedizione del sacerdote, la cerimonia si conclude, e il feretro esce dalla chiesa in un silenzio assoluto, in cui tutti scelgono di dare voce solo al proprio dolore.

Laura Bosio

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