IC Sergnano: Daniele Novara
e le distanze genitori-figli

Iniziativa dell’Istituto Comprensivo “Primo Levi” di Sergnano ieri sera, con il pedagogista Daniele Novara, che nell’ambito di una chiacchierata condotta dal docente di lettere Emanuele Frassi, ha parlato del suo ultimo libro, “Mollami! Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”, per Rizzoli.
Un evento molto partecipato svoltosi all’Oratorio San Francesco e Santa Chiara, voluto dalla dirigente scolastica Ilaria Andreoni, in collaborazione con il comune di Sergnano. “La competenza di Daniele Novara ha confermato quale può essere il suo contributo per i genitori di ragazzi adolescenti, per intercettare problemi, fragilità, criticità, favorendo un rapporto costruttivo”, ha commentato la dirigente Andreoni.
Il pedagogista, fondatore del Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, ha risposto alle domande in maniera estremamente chiara, senza ricorrere ad astruse terminologie ad uso degli addetti ai lavori, e l’ha fatto sempre con simpatia, chiosando i suoi interventi con battute che hanno suscitato l’ilarità della platea.
Centrale il tema della distanza nel rapporto tra genitori-figli: “Una domanda un po’ da geometra – ha scherzato in avvio il pedagogista – ma queste distanze in realtà si sono smarrite, come pure il senso dell’educare”. Per Novara, l’adolescenza non è un qualcosa che spunta come un fungo, ma è il prodotto di ciò che è stato fatto dal punto di vista anche genitoriale nel corso dell’infanzia, a partire dai primi mesi di vita del bambino.
Gli adolescenti sono difformi per antonomasia, perché hanno bisogno di staccarsi da una routine che li porta verso le scoperte dell’età adulta dice Novara, perché il bambino è dipendente dal genitore e l’adolescente rompe questo schema. “Vi supplico – dice il pedagogista rivolto alla platea, formata prevalentemente da genitori e insegnanti – non esiste l’adolescente maturo”, e poi ricorda come secondo gli ultimi studi, il cervello finisce di stabilizzarsi attorno ai 23 anni.
Per Daniele Novara: “Educare con la paura non serve”, invece è utile educare con il coraggio, perché “le ginocchia sbucciate servono, non le ginocchiere e tutto un certo equipaggiamento che qualcuno fornisce ai figli per andare in bici, perché le autonomie si conquistano così”.
Altro luogo comune da sfatare per il pedagogista è lo stupore nel vedere litigare i bambini: “Un bambino che non litiga non è nemmeno un bambino, qual è l’etica del bambino – si chiede Novara – è quella di chi dice, quello che è mio è mio, quello che è tuo, cerco di prenderlo e questa è la normalità”. E poi, proseguendo su questa linea, “Il vero ascolto non ha commento, quindi ascoltate gli adolescenti, ma senza prendere alla lettera ciò che dicono, spesso sono presenti frasi idiomatiche, per questo la comunicazione genitori-figli, deve essere pratica, di servizio, asciutta”.
La questione di fondo ribadisce Daniele Novara è quella di garantire ai figli una configurazione genitoriale differenziata tra mamma e papà: “Non è vero che possono fare le stesse cose”. Da una platea fatta da tanti insegnanti, non poteva mancare la domanda sulla scuola, e sul conflitto che talvolta si crea tra famiglie e insegnanti: “Meglio non usare i no, ma mettere dei paletti”, osserva Novara.
Nel finale, spazio alla lettura di brani tratti dal suo libro, che evidenziano diverse tipologie di genitori, incontrati anche dal pedagogista nel corso dell’attività professionale: dal genitore divulgativo, a quello diagnostico, che per Novara, “non sono educativi”.
L’aveva fatto notare più volte in passato sul web e in diverse interviste, e ribadisce anche a Sergnano qual è la sua posizione su argomenti quali il registro elettronico e le chat di classe: “Il registro elettronico è un sistema diabolico”, dice Novara e sul ricorso ai social network per le comunicazioni tra genitori della classe, diffusissimo soprattutto alla scuola primaria, ma la tendenza comincia a estendersi anche negli altri gradi: “Evitate i gruppi whattsapp delle mamme della classe, sono una tragedia nazionale. A volte le maestre ci si mettono dentro. Se ci sono questi gruppi – invita il pedagogista – devono servire come comunicazione unilaterale e di servizio”.
Significativi anche i due messaggi conclusivi che Daniele Novara lascia, sia ai genitori che agli stessi adolescenti, tra battute e realismo: “Ai genitori, auguro di avere uno sguardo benevolo, anche nel rigore educativo, agli adolescenti – conclude Daniele Novara – auguro loro di sopravvivere ai genitori, che non sono una malattia, sono fragili, ma utili”.
Ilario Grazioso