Cronaca

Onorificenze ai deportati nei lager
cerimonia in Prefettura a Cremona

1 / 15

Consegnate in Prefettura le medaglie d’onore alla memoria dei deportati nei lager nazisti, nel corso di una cerimonia in cui sono stati ricordati nove cittadini della provincia che hanno vissuto la drammatica esperienza della deportazione e del lavoro coatto durante la Seconda guerra mondiale.

Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, il Prefetto Antonio Giannelli ha consegnato le onorificenze ai familiari degli insigniti, ricordando il sacrificio e la sofferenza di coloro che, dopo l’8 settembre 1943, furono internati e costretti a condizioni di vita disumane, alla presenza del presidente della Provincia, Roberto Mariani, della vicesindaca di Cremona, Francesca Romagnoli, dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine e dei Sindaci dei Comuni di residenza degli insigniti, oltre a numerosi esponenti del mondo culturale e religioso del territorio.

Gli insigniti alla memoria sono:

  • Angelo Bosio, classe 1926
  • Mario Fiameni, classe 1923
  • Dario Marani, classe 1913
  • Angelo Masserdotti, classe 1913
  • Francesco Messaggi, classe 1897
  • Giovanni Palmiro Quarenghi, classe 1921
  • Virginio Saurgnani, classe 1910
  • Giovanni Simonazzi, classe 1923
  • Daniele Vailati, classe 1917

Particolarmente toccante è stato l’intervento della Prof.ssa Giulia Caccamo, docente dell’Università di Trieste, che ha approfondito un aspetto meno noto delle persecuzioni naziste: l’internamento di centinaia di migliaia di militari italiani nei campi di concentramento, privati dello status di prigionieri di guerra per essere considerati IMI – Internati Militari Italiani e sottratti alla protezione della Convenzione di Ginevra. Le loro condizioni furono estremamente dure e portarono alla morte di un numero significativo di prigionieri.

Nel suo intervento, il Prefetto di Cremona ha sottolineato l’importanza della memoria storica, ricordando come per molti anni questi eventi siano stati poco discussi:  “Ci volle una legge, approvata solo nel 2007, per sancire il riconoscimento di queste persone. Sessant’anni di silenzio. Questi momenti devono servire per mantenere viva la consapevolezza, affinché le nuove generazioni comprendano il significato di ciò che è accaduto”.

E ha aggiunto: “Spesso, in queste occasioni, si sente dire che non deve più succedere. È un’affermazione giusta, ma non basta. Dobbiamo chiederci come rendere concreta questa consapevolezza nelle nuove generazioni, affinché non diano per scontata la nostra democrazia. Anche la sede in cui ci troviamo e le bandiere che ci circondano sono simboli di questa riflessione: la bandiera italiana come memoria del passato, quella dell’Unione Europea come simbolo di un futuro condiviso, in cui non esistano più divisioni tra i popoli”.

Al termine della cerimonia, la professoressa Giulia Caccamo ha espresso il proprio pensiero su quanto vissuto durante la commemorazione: “Partecipare a eventi come questo è sempre un momento significativo, ma oggi è stato particolarmente toccante. Vedere i familiari degli insigniti, immaginare le emozioni che li attraversano, ripensare ai destini tragici di chi ha vissuto quell’orrore… è un modo per riportare la storia, talvolta raccontata in modo distaccato, alla dimensione umana, alle persone che l’hanno vissuta sulla propria pelle. Credo che sia fondamentale farlo, per avvicinare le giovani generazioni alla conoscenza storica e renderle consapevoli di quanto ognuno di noi, suo malgrado, possa essere travolto dalla storia”.

Ha inoltre sottolineato il valore simbolico della presenza dei sindaci accanto ai familiari: “Ho trovato davvero significativo il fatto che ciascuno di loro fosse accompagnato dal primo cittadino del proprio comune, ha reso questa cerimonia diversa, più sentita, andando oltre la formalità”.
Cristina Coppola

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...