Politica

‘Diritto alla disconnessione’:
ieri dibattito tra GD e GN

Felisetti (GN) e Cigognini (GD)

Destra e sinistra insieme a ragionare di un qualcosa, ed a farlo seriamente, ciascuno rappresentando le proprie motivazioni, seriamente e con l’aggiunta del fatto che a farlo sono due ragazzi in rappresentanza delle rispettive parti politiche: un miraggio nella politica dei nostri anni, lontana anni luce dalla qualità delle tribune politiche degli anni sessanta e settanta, fatte di passioni forti, ma anche di rispetto e di linguaggi forbiti, competenti, poco urlati.

Tutto questo invece è accaduto ieri sera a Crema, in una sala Ricevimenti piena per l’incontro tra i Giovani Democratici e Gioventù Nazionale, sul tema della proposta di legge (pdl) sul diritto alla disconnessione presentata dal PD. Tommaso Falcetti di Gioventù Nazionale Crema e Matteo Cigognini dei Giovani Democratici Cremona hanno dimostrato invece che si può ancora fare politica come una volta, magari le distanze restano abbastanza evidenti, e sul tema dibattuto ieri sono evidentissime, ma almeno si ragiona insieme, così come la democrazia imporrebbe.

Moderata dal giornalista Dario Dolci, la serata ha avuto quale focus la proposta di legge n. 1961 presentata la scorsa estate dal Partito Democratico alla Camera dei Deputati per introdurre il diritto alla disconnessione.

La proposta di legge presentata in Parlamento, primo firmatario l’on. Arturo Scotto, mira a superare un vuoto normativo su questo tema, ed è stata il frutto della collaborazione con l’associazione giovanile ‘l’asSociata’, al fine di promuovere una nuova cultura del lavoro che rispetti tempo di lavoro e tempo libero, tutelando i lavoratori e aumentando la produttività delle imprese, in altri termini, migliorando così la vita delle persone.

Questo il punto di partenza, rispetto al quale i giovani di destra e sinistra hanno dialogato davanti ad una sala piena, presenti anche il sindaco Bergamaschi, l’ex sindaca Bonaldi, il consigliere regionale Piloni, l’assessore comunale di Pandino, Vanazzi e, soprattutto numerosi giovani, in una fredda serata di gennaio, e la cosa non era scontata.

Nel corso della serata si è parlato anche delle normative esistenti in Europa, in primis della normativa francese, l’unica che organicamente affronta il tema, con previsione di multe salate ed anche della reclusione, ma in Italia come stanno le cose?

Esistono delle norme che disciplinano in qualche modo il tema, in particolare una regolamentazione del 2017 che sancisce un break tra un turno e l’altro di 12 ore, e diversi contratti collettivi (pochi per la verità) hanno inserito la disconnessione in occasione dei rinnovi.

“Se il lavoratore ha buon senso risponde al telefono anche fuori dall’orario, troppa disconnessione non mi sta bene – ha esordito Falcetti di GN – ok a trovare un equilibrio, ma non con questa legge, cosa facciamo? In un mondo iperconnesso dobbiamo stare disconnessi?”.

Di parere nettamente contrario invece Cigognini, che argomenta le critiche di GN al pdl, e secondo il quale il buon senso, non basta, ma occorre proprio una disciplina dettata da una normativa in grado di mettere dei paletti, rispetto ai quali la contrattazione collettiva e il rapporto tra aziende e lavoratori possano poi trovare adeguata rappresentanza.

La proposta di legge si applica alle aziende con più di 15 dipendenti, ed anche su questo punto i due si dividono, Falcetti la estenderebbe, Cigognini ne motiva la scelta. Cigognini poi sottolinea la necessità di far pagare i costi legati alla connessione web a casa al datore di lavoro, se il lavoratore lavora a casa, Falcetti invece è di un altro avviso, e non si concorda nemmeno sul fatto che il diritto alla disconnessione sia tema trasversale tra le diverse tipologie di lavoro, dall’attività manageriale a quella di segreteria.

Per Tommaso Falcetti di GN, “è giusto confrontarsi, ma noi come GN ci opponiamo a questa proposta di legge fatta dal Pd perché non è del tutto veritiera. Secondo noi il datore può contattare il lavoratore fuori dal datore di lavoro, perché il datore di lavoro è un lavoratore anche lui, e tutti devono lavorare per giungere ad un obiettivo concreto”.

Nel testo del pdl all’articolo 3 si legge: “il lavoratore ha diritto di non ricevere comunicazioni dal datore di lavoro o dal personale investito di compiti direttivi nei confronti del lavoratore stesso al di fuori dell’orario ordinario di lavoro previsto dal contratto di lavoro applicato e, comunque, per un arco di tempo minimo di dodici ore dalla cessazione del turno lavorativo”.

Anche su questo punto Falcetti ribadisce una visione differente: “Quanto ai tempi conciliazione vita-lavoro, devono essere scanditi, ma siamo contrari all’indicazione delle 12 ore”.

Per Matteo Cigognini l’argomento richiede di ripristinare nel mondo moderno la certezza dell’orario di lavoro, visto che oggi con i cellulari siamo sempre connessi.

“In Italia l’argomento è stato affrontato con due normative nel 2017 e nel 2021, ma estese solo al lavoro agile rimandando poi alla contrattazione collettiva – dice Cigognini – Questo pdl invece ha come obiettivo la ricerca di paletti per dare una disciplina all’interno della quale la contrattazione collettiva si possa muovere e possa migliorare in meglio le stesse previsioni del pdl”.

Nel finale spazio anche alle domande del pubblico, con Felice Lopopolo, una vita nel cremasco, tra sindacato e politica che plaude all’iniziativa.

Ilario Grazioso

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