Cronaca

Razzie da Euronics: processo
per riciclaggio e ricettazione

Su diverse razzie messe a segno due anni fa al negozio Euronics di Crema, gli agenti della Questura di Cremona avevano denunciato per ricettazione sette persone residenti nel cremasco, tra cui Stefano Serafini, 49 anni, all’epoca dipendente della società, sospettato di essere coinvolto nei furti. Serafini ha già patteggiato, con pena sospesa, mentre altri due stanno affrontando il processo ordinario davanti al collegio.

Si tratta di Salvatore Blanco, 58 anni, originario di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, pluripregiudicato per associazione di stampo mafioso, accusato di riciclaggio, e di Giuseppe Evola, 59 anni, anch’egli di Niscemi, lui accusato di ricettazione (è difeso dall’avvocato Chiara Fredi). In un primo tempo era stato indagato per ricettazione anche un sacerdote, trovato in possesso di un telefonino rubato. Accusa poi caduta: era stato accertato che il religioso aveva acquistato online il dispositivo in perfetta buona fede.

A sporgere denuncia, nell’agosto del 2022, era stato il responsabile della sicurezza del negozio. Durante un inventario si era accorto della mancanza di numerosi dispositivi tecnologici, come computer e smartphone, rubati nei mesi precedenti direttamente dal magazzino all’interno del centro commerciale, per un valore di quasi 17.000 euro.

Oggi, chiamato a testimoniare, il responsabile della sicurezza ha detto che alcuni dispositivi rubati erano stati precedentemente riposti nel “bunker”, chiamato così dagli addetti ai lavori. Una stanza chiusa a chiave dove erano riposti tutti i prodotti di un elevato valore economico. A potervi accedere erano solo i dipendenti di determinati reparti, mentre coloro che erano autorizzati ad aprire l’armadio blindato dovevano essere esclusivamente i responsabili del negozio, cioè i direttori e i loro vice. Logico, dunque, ipotizzare che solo un addetto ai lavori avrebbe potuto appropriarsi dei beni informatici senza destare sospetti.

Le indagini della Squadra Mobile, come riferito oggi in aula dal sostituto commissario coordinatore Luca Mori, si sono avvalse in modo particolare dell’analisi del traffico telefonico. Nel maggio del 2022 gli investigatori avevano scoperto che una delle utenze era intestata al figlio di Stefano Serafini, il dipendente “infedele”. Il telefono era stato utilizzato per tre giorni, dopodichè l’apparecchio era tornato attivo, questa volta con all’interno la scheda intestata al sacerdote, che poi si scoprirà aver acquistato in telefono su un sito di vendite online.

Il 5 ottobre di due anni fa, nel corso di alcune perquisizioni delegate dalla procura, era stato possibile trovare e sequestrare telefoni cellulari e notebook che erano stati sottratti, oltre alle sim relative alle utenze cellulari tracciate durante l’attività investigativa.

Gli agenti avevano ritenuto Stefano Serafini come colui che, approfittando del suo lavoro all’interno Euronics, si sarebbe appropriato quantomeno di alcuni dei telefoni rubati, due dei quali trovati nella disponibilità del figlio.  Gli altri scambi di telefoni e relativi contatti avevano condotto i poliziotti ai nomi degli altri imputati.

Nel processo, Giuseppe Evola è assistito dall’avvocato Giorgio Lazar che per la prossima udienza, fissata al 14 gennaio, chiamerà a testimoniare l’ex dipendente. Secondo la difesa, Evola non era a conoscenza del fatto che il telefono a lui intestato fosse rubato.

Sara Pizzorni

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