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Il CT Marco Villa torna a Montodine
post Olimpiadi: “Bilancio positivo”

A Montodine il CT della Nazionale italiana di ciclismo su pista Marco Villa, fresco di rientro dalle Olimpiadi, ha tracciato un bilancio del percorso olimpico, evidenziando alcuni punti sui quali il movimento ciclistico italiano dovrà migliorare.

E’ tornato nella sua Montodine dopo le grandi emozioni dei giochi olimpici di Parigi. Il CT della Nazionale italiana di ciclismo su pista Marco Villa ha fatto rientro in Italia a seguito della spedizione olimpica, tracciando un bilancio dei risultati ottenuti.

“Il bilancio è positivo – spiega Villa – logicamente nella rassegna olimpica siamo partiti per lottare per 3 discipline maschili e 3 femminili, l’obiettivo erano 6 medaglie. Ne abbiamo prese 3, ma considerando che il livello era altissimo e che siamo alle Olimpiadi, io credo che il bilancio sia positivo. C’è un po’ di rammarico per la medaglia di legno presa col quartetto femminile che porta un po’ di amarezza, perchè dopo 3 anni di lavoro siamo arrivati con un componente fondamentale come la Balsamo in difficoltà causa un incidente avuto un mese e mezzo fa, non era al 100%. Credo che il rammarico sia solo questo, ma il bilancio è positivo”.

Come ci si sente a essere considerati come uno dei più grandi Commissari Tecnici al mondo?

“Intanto grazie, ma io lavoro volta per volta, ho costruito un buon gruppo maschile, poi mi è stato chiesto di lavorare anche col femminile. I risultati dicono che anche col femminile ho costruito un bel gruppo. Sono stato fortunato ad avere questi atleti, ho cercato con le mie idee di fare un sistema di lavoro e gestione, però senza i campioni che avevo a disposizione questi risultati non sarebbero stati possibili. Ho trovato un bel gruppo di atleti e atlete disponibili a fare la doppia attività. I migliori della strada che vengono a fare la pista fanno la differenza, di conseguenza anche noi dobbiamo cercare di reclutare i nostri migliori atleti e far condividere questa doppia attività. Quello che mi è riuscito meglio è stato proprio fare sistema, far sì che certi allenamenti in pista andassero bene per la strada e viceversa, in questo modo abbiamo ottenuto risultati sia su strada che su pista”.

C’è qualcosa che si potrebbe ulteriormente migliorare nel movimento ciclistico italiano?

“Dicono che mancano i risultati su strada, però non è facile. Adesso non ci sono più le solite nazioni di una volta a dominare il ciclismo, ora vanno forte gli sloveni, slovacchi, qualche anno fa un Giro d’Italia lo vinse un canadese. I posti a disposizione per vincere ora se li dividono tante nazioni, è difficile. Credo che comunque la via sia questa, abbiamo iniziato qualche anno fa con la multidisciplinarietà, abbiamo visto che fare strada e pista si può fare, è la via per portare gli atleti al successo. Forse le altre nazioni ci credono un po’ di più, noi abbiamo ancora una mentalità che divide le discipline, invece dobbiamo fare sistema, tutti i ct del ciclismo federale devono fare sistema, poi al momento giusto ritagliare lo spazio giusto per il rispettivo atleta che riteniamo essere il migliore”.

Quanto sono importanti le infrastrutture sul territorio? Ad esempio ha da poco riaperto il Velodromo di Crema.

“E’ importantissimo, da lì devono nascere i giovani. Io ho iniziato dal Velodromo di Crema, come Baffi e Quaranta. In più mai come ora far iniziare i ragazzi in sicurezza è fondamentale, anche per tranquillizzare i genitori. L’obiettivo principale è questo, questi velodromi sono fondamentali per partire”.

Simone Guarnaccia

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