Cronaca

Rivolta d’Adda, Regione respinge la
proposta per il nuovo forno crematorio

Non è andata a buon fine la manifestazione d'interesse del Comune di Rivolta d’Adda che si era candidato, per conto di 38 comuni dell’Area Omogenea cremasca, ad ospitare un forno crematorio. Regione Lombardia ha accolto la richiesta di Desio e Bergamo, respingendo la proposta di Rivolta d’Adda.

Sarà potenziata una linea del forno crematorio di Bergamo, che ne possiede già una per un totale di 2400 cremazioni, e sarà costruito un nuovo forno crematorio a Desio, con due linee da 1200 salme.

Questo l’esito comunicato da Regione Lombardia che ha selezionato le richieste dei vari comuni. Respinta invece la manifestazione d’interesse del Comune di Rivolta d’Adda che, per conto di 38 comuni dell’Area Omogenea Cremasca, riteneva di avere i requisiti adatti ad ospitare un forno crematorio, individuata anche l’area cimiteriale.

Una candidatura che aveva allarmato gli abitanti di Rivolta d’Adda per l’impatto ambientale che la costruzione di un forno crematorio avrebbe avuto sulla zona. Una levata di scudi in difesa del territorio dopo che Spino d’Adda aveva rinunciato a candidarsi proprio per l’ostilità dei suoi abitanti.

Ci ha invece provato il sindaco di Rivolta d’Adda Giovanni Sgroi che, come ente capofila dei 38 comuni del Cremasco, riteneva giusto rispondere ad un bisogno, quello della cremazione, sempre più richiesto.

Il sindaco Sgroi aveva già fatto presente agli abitanti di non nutrire alte aspettative sull’accoglimento della manifestazione di interesse vista la partecipazione di altri comuni candidati, ma la raccolta firme per bloccare l’iter era già iniziata. Adesso, a seguito della risposta di Regione Lombardia che ha scelto Desio e Bergamo, tramonta definitivamente l’ipotesi di costruire un nuovo forno crematorio nel Cremasco.

“Purtroppo un’occasione che non è andata a buon fine – è il commento del sindaco di Rivolta d’Adda, Giovanni Sgroi – E’ stato assolutamente inutile tanto rumore scatenato dalla minoranza. Era giusto provarci. Avevamo i requisiti e avevamo attivato un tavolo tecnico ambientale come garanzia di vigilanza”.

Sabrina Grilli

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