Cronaca

Violenza sessuale, a processo
medico del lavoro. In 5 lo accusano

Oggi l'imputato si è difeso, negando le accuse. Il 18 luglio la sentenza

Processato con il rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare, un medico di 63 anni residente a Bergamo, iscritto all’Ordine di Genova, è accusato di violenza sessuale. L’imputato, assistito dagli avvocati Cristina Casiraghi e Matteo Anzalone, è agli arresti domiciliari. Ad accusarlo, cinque donne che oggi si sono costituite parte civile attraverso gli avvocati Simona Bracchi e Luisa Sangiovanni.

Secondo l’accusa, “in violazione dei doveri inerenti al pubblico servizio e con abuso dei poteri sottesi al proprio ruolo professionale di medico di lavoro” in un centro di medicina e salute di Crema, deputato ad effettuare periodiche visite di controllo e di idoneità all’attività lavorativa, avrebbe costretto le donne a subire atti sessuali approfittando del fatto di trovarsi da solo con loro all’interno dello studio medico. Con la scusa di misurare la pressione, avrebbe appoggiato le sue parti intime contro le mani di tutte loro, poi le avrebbe fatte sdraiare e le avrebbe palpeggiate sui seni, sui glutei, oppure toccate sulla schiena o sull’inguine. Le presunte vittime, che non si conoscevano, erano state visitate una il 22 gennaio scorso, mentre le altre una settimana dopo. Erano tutte dipendenti di un’impresa di pulizie.

Una delle donne, prima fatta sedere sul lettino e poi stendere prona, sarebbe stata palpeggiata al seno e ai glutei, mentre un’altra, dopo averle fatto abbassare gli slip ed avere esclamato: “queste donne sono sempre tutte troppo vestite”, sarebbe stata palpeggiata insistentemente per oltre sei minuti. Stesso copione per le altre che si erano sottoposte alla visita.

Da sinistra, gli avvocati Bracchi e Sangiovanni

Oggi, come aveva fatto il 15 marzo scorso davanti al gip, l’imputato si è difeso. “Per il genere di visite che svolgo”, ha sostenuto,  “non devo controllare il seno alle pazienti”. L’uomo ha però ammesso di averlo fatto con una delle donne, ma solo “per tranquillizzare la paziente che segnalava di avere un fastidio“, particolare che la donna ha negato. Il medico ha spiegato di aver “palpato la signora lateralmente due volte”, precisando che “il termine palpazione è un termine medico”. Ha poi negato di aver toccato una delle donne sui glutei, sostenendo di aver “controllato solo la zona lombare con i polpastrelli, gli spazi intervertebrali e tutta la muscolatura intorno per verificare la presenza di eventuali contratture”. Ha poi aggiunto che il giorno delle visite indossava “mutande contenitive che sono un po’ più spesse delle mutande normali” dopo un intervento per due ernie inguinali.

A marzo l’uomo aveva negato di aver pronunciato la frase circa il fatto che le donne vanno troppo vestite alle visite, mentre oggi ha ammesso di averla detta, ma che non aveva alcuno sfondo sessuale. Sulla paziente a cui avrebbe fatto abbassare le mutande, il 63enne ha spiegato che la donna aveva detto di avere delle protrusioni e che quindi doveva valutare il rachide. “A volte faccio abbassare leggermente gli slip per avere il rachide completamente scoperto, così da poterlo controllare”.

Ha poi ammesso di aver alzato la gamba ad una delle pazienti, ma per fare “la manovra di Wasserman e Lasegue, come previsto nel caso specifico che avevo davanti, sulla base dei dolori riferiti. Devo alzare l’arto inferiore, piegarlo. Devo poi sostenere la parte superiore del gluteo”. Il medico ha infine precisato che nessuna di quelle donne aveva avuto reazioni e nessuna si era lamentata.

Nel marzo scorso, dopo l’interrogatorio, il gip aveva invece ritenuto di “piena credibilità la versione dei fatti prospettata” dalle cinque donne, “in modo coerente, dettagliato e privo di contraddizioni, descrivendo in modo omogeneo i toccamenti e i palpeggiamenti che si ripetevano in modo pressochè identico in tutti i casi. Nè risulta che le vittime avessero pregressa conoscenza del medico, sicchè è evidente l’insussistenza dei motivi che le abbiano indotte a riferire cose non vere”.

Il 18 luglio si torna in aula per la sentenza.

Sara Pizzorni

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...