"Italia Mundial": sold out
per il racconto di Federico Buffa
Incanta la platea del San Domenico Federico Buffa e non poteva essere diversamente, perché l’idea degli assessori Giorgio Cardile e Walter Della Frera che l’hanno voluto a Crema nell’ambito di Bar Sport, fin dall’inizio era facile prevedere che avrebbe riscosso il favore del pubblico. Perché Federico Buffa non è solo un giornalista di successo o un personaggio pubblico, ma il migliore narratore di storie sportive in circolazione, che da qualche anno oltre alle storie raccontate in televisione lo fa anche nei teatri, con una semplicità ed una naturalezza da tenere in religioso silenzio il pubblico che lo acclama più volte per gli applausi finali. “Italia Mundial” questo il titolo dello spettacolo che Buffa ha portato sul palco del San Domenico ieri sera davanti ad una platea da sold out, non è stato altro che la narrazione di una stagione straordinaria del calcio azzurro, quella culminata con la vittoria dei mondiali di Spagna nel 1982, tratteggiando volti, emozioni, azioni, tra calcio, storia, politica, costume, arte. Sul palcoscenico, oltre alla sua inconfondibile voce, una panchina, a simboleggiare il racconto, ma anche la panchina dell’allenatore, le immagini di Enzo Bearzot, Paolo Rossi, Claudio Gentile, Marco Tardelli, Giancarlo Antognoni, Gaetano Scirea, Dino Zoff, Sandro Pertini e poi l’accompagnamento musicale con i virtuosismi del pianista Alessandro Nidi. Il suo racconto parte dal mondiale del 1938, da quel Bearzot bambino che 44 anni dopo sarà il regista di una compagnia perfetta, di quella squadra che già tanto bene aveva fatto nel 1978 e che quattro anni dopo, ben quarantaquattro dall’ultimo trionfo, porterà nella bacheca azzurra il terzo titolo mondiale, con l’indimenticabile urlo di Tardelli e la chiosa di Nando Martellini, semplice ma ormai anch’essa storia del giornalismo italiano.
Buffa arriva verso le 20, si intrattiene con il pubblico fuori e nel foyer, parla di storie e di calcio e non solo, poi poco dopo le 21 sale sul palco e comincia il racconto, dicevamo in apertura, tra calcio, storia e politica. E così c’è tempo per parlare de “La guerra del fútbol” che precedette il mondiale messicano tra Honduras ed El Salvador dopo la sfida tra le rispettive nazionali valida per le qualificazioni ai mondiali dell’anno dopo. Ma anche della dittatura franchista in Spagna, della Polonia del generale Jaruzelski e dell’esperienza di Solidarnosc. E poi il calcio, il cammino azzurro al mondiale spagnolo, prima incerto poi magico, la descrizione di alcune azioni, quasi portando lo spettatore sul manto erboso degli stadi scenari del mondiale. Il calcio e le storie di quegli eroi moderni, i ragazzi plasmati da Enzo Bearzot, il rapporto tra Gaetano Scirea e Dino Zoff, “due divi del muto campioni del mondo”, Bruno Conti, “il Maradona nato a Nettuno”, la riconoscenza reciproca tra CT e squadra, ma anche “i 192 centimetri di distillato calcistico” del medico-calciatore Socrates, le parabole di Zico, i pantaloni lunghi del portiere camerunense N’Kono
Stupisce lo studio poderoso che si percepisce dietro ogni personaggio narrato, in un concentrato di parole, note, ritmo che non hanno bisogno di altri artifizi di scena.
“Non è un caso che i mondiali dell’82 sono ricordati più di quelli del 2006 – ci dice Federico Buffa prima di intrattenersi con gli spettatori nel foyer del teatro – perché Zoff e Gentile facevano gli operari, Conti scaricava le bombole del gas di suo padre, che Causio faceva anche per il suo. Erano molto vicini a noi, poi il calcio di oggi è cambiato, i giocatori vivono in un mondo separato, ma non sono forti com’erano quelli di allora. Questo spettacolo – conclude Buffa – è il tentativo di andare indietro nel tempo, prendere una grande fotografa di quell’affresco che hanno fatto loro, una squadra contro tutto e tutti, ma una squadra che si automotiva legata a chi l’ha creata, ad Enzo Bearzot”.
Prima dell’inizio dello spettacolo, breve introduzione del sindaco Fabio Bergamaschi e dei due assessori Cardile e Della Frera, che hanno ricordato l’appuntamento con la Festa dello Sport del prossimo giugno e l’idea che sta alla base del Bar Sport: “L’elemento sportivo come elemento sociale, caratterizzante dell’aggregazione e della crescita della persona, che ha bisogno anche di essere raccontato”.
Ilario Grazioso